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VanDrie, colosso della carne di vitello olandese, investe in Italia

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Diffondere la cultura della carne di vitello nel nostro Paese e fare in modo che questo alimento, parte della nostra tradizione, torni a essere cool in tavola. Questo l'obiettivo del gruppo olandese VanDrie che ha scelto l'Italia per un'importante campagna di comunicazione da realizzare attraverso i social media e noti testimonials. Partner dell'iniziativa: ViaBagutta comunicazione e l'Unione Italiana Ristoratori

L’accordo è stato siglato. VanDrie, colosso olandese produttore di carne di vitello, leader di segmento, ha scelto l’Italia, mercato principale, per avviare un’importante campagna di comunicazione e informazione rispetto alla carne di vitello.

Il 4 maggio, all’Hotel Enterprise di Milano, i buyer delle più importanti catene della grande distribuzione e i giornalisti dei quotidiani e della stampa specializzata, in totale un centinaio di ospiti, hanno potuto partecipare a una cena evento nella quale è stata annunciata la volontà di collaborare in maniera continuativa con il nostro Paese per informare, educare e anche sfatare luoghi comuni, rispetto alla carne di vitello. «Vorremmo ravvivare il consumo della carne di vitello in Italia e coinvolgere soprattutto le giovani generazioni per le quali la carne sembra un po’ demodè», ha detto Herman van Drie, proprietario del gruppo olandese nato cinquant'anni fa e ancora in oggi interamente di proprietà della famiglia.«La nostra carne è prodotta in modo responsabile, sostenibile, nel rispetto dell’uomo e dell’ambiente».


  Lo strumento scelto per raggiungere l’obiettivo è ViaBagutta Comunicazione e l’Unione Italiana Ristoratori. Savino Vurchio, Ceo di ViaBagutta e direttore della Uir, ha spiegato come: «Abbiamo interpellato importanti testimonials: nutrizionisti, giornalisti, chef, foodblogger che ci aiuteranno a fare informazione. Da Nord a Sud, infatti, la carne di vitello fa parte della nostra tradizione gastronomica. Per questo abbiamo condiviso l’intento di van Drie».

Per celebrare l’accordo e l’importante investimento che l’azienda olandese farà nel nostro Paese quattro chef dell’Unione Italiana Ristoratori hanno interpretato il vitello a loro modo in una “cena a 8 mani”. Otello Moser, padrone di casa del ristorante Sophia's, dell’Hotel Enterprice, ha preparato il bocconcino di vitello marinato in stile tataky e ci ha spiegato: «Ho scelto di cuocere il filetto in stile tataky marinandolo prima con la formula dei quattro quarti e cioè in un intingolo di miele, aceto di riso, salsa di soia e olio in parti uguali per 48 ore». Rivisitazione completa invece, per il vitello tonnato di Marcello Trentini del Ristorante Magorabin di Torino: «È il mio piatto forte, lo chiamo il vitello tonnato del territorio. Ho marinato il girello con le erbette fresche, l’ho cotto a 63 °C per 75 minuti e poi passato nel forno a vapore e l’ho affiancato al tonno». Strepitoso il risotto alla camomilla, gamberi rossi e petto di vitello croccante di Fabrizio Albini del ristorante I Cappuccini di Cologne (Brescia) che ci ha raccontato: «Per il brodo ho usato il petto di vitello e ho scelto di aggiungere al mio risotto mantecato burro e parmigiano, il tocco primaverile della camomilla e la sapidità delle teste dei gamberi rossi». Innovativo, nella classicità, il filetto di vitello alla milanese con i carciofi croccanti e ketchup di Tano Simonato de Tano passami l’olio di Milano. «La mia panatura segue quattro fasi: passa nel miele, nel pane, nell’uovo e poi di nuovo nel pane; la carne, invece, è un omaggio a Milano, ma non si tratta della solita cotoletta. Ho scelto il vitello e l’ho presentato come un medaglione». Otto mani, un solo ingrediente, il vitello.

di Elena Caccia
 
 

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