Slow Food al Festival del Cinema di Berlino
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Carlo Petrini, presidente di Slow Food, ha partecipato a un incontro sugli orti realizzati in Africa ed è stato protagonista del documentario Slow Food Story proiettato la settimana scorsa alla Berlinale 2013
Quest'anno il Festival del Cinema di Berlino, meglio noto come Berlinale, appena conclusosi, ha proposto una sezione interamente dedicata al cibo: Culinary Cinema. Ovviamente nella categoria non sono mancati i film italiani: Cuscus Island di Francsco Amato e Stefano Scarafia e Slow Food Story di Stefano Sardo. Nel cast di Slow Food Story compare il fondatore e presidente del movimento italiano Slow Food, Carlo Petrini, che si fa portavoce della rivoluzione alimentare che Slow Food ha intrapreso 25 anni fa, per un cibo buono, pulito, giusto, come dice il motto, e che intende portare avanti in futuro. I due film italiani sono stati proiettati al Martin Gropius Bau di Berlino, una delle location della 63° edizione della Berlinale, martedì 12 febbraio, intervallati da un sontuoso banchetto.
A raccontare la storia del movimento Slow Food al Festival del Cinema di Berlino è però stato lo stesso Carlo Petrini che ha partecipato al dibattito di mercoledì 13 febbraio dal titolo Der politische Gärtner (il giardino politico) con Harald Lemke, professore onorario del centro di gastrosofia dell'Università di Salzburg, e il moderatore Hansjürgen Rosenbauer. Uno degli ultimi progetti dall'associazione Slow Food è stata infatti la realizzazione di 1000 orti in Africa, scolastici, familiari, comunitari, allo scopo di salvaguardare la biodiversità, la formazione dei contadini, il rispetto dell'ambiente, l'uso sostenibile del suolo e dell'acqua, e la garanzia della disponibilità giornaliera di cibo fresco e genuino. Il giardino, l'orto, non è solo una scelta legata all'agricoltura, ha sostenuto Carlo Petrini, è anche una scelta politica, volta a sostenere una produzione equo-sostenibile, l'auto-sostentamento, un'alimentazione salutare, la salvaguardia della bio-diversità e un'esperienza comunitaria. Il giardino politico dovrebbe diventare un modello per le società di tutto il mondo, rivoluzionarlo pacificamente, garantendo un futuro all'eco-sistema.
Il dibattito è iniziato con una domanda rivolta a Carlo Petrini sullo scandalo delle lasagne contenenti carne di cavallo. Il presidente del movimento Slow Food ha lamentato la mancanza di tracciabilità dei prodotti, dovuta anche all'opposizione dell'agroindustria che preferisce non dichiarare da dove provengono le merci. Carlo Petrini ha enfatizzato il ruolo del singolo, che cambiando atteggiamento può modificare il sistema agricolo stesso. “Mangiare è il primo atto agricolo (…) le nostre scelte diventano atti politici”, ha affermato il presidente di Slow Food, ovvero, quello che scegliamo di mangiare va a sostenere un certo tipo di agricoltura a discapito di un'altra. Quando si decide cosa mangiare non bisogna solo prendere in considerazione il brontolino dello stomaco, farsi guidare dall'istinto, ma compiere una scelta consapevole. Il cibo economico spesso è quello che determina problemi di salute con l'età, patologie come il diabete, l'obesità ecc... Inoltre l'agricoltura intensiva produce ingenti danni all'eco-sistema ambientale, come frane e disastri ambientali.
Anche il professor Lemke si è trovato d'accordo sulla de-globalizzazione della produzione e il recupero della biodiversità. Su di una rivoluzione pacifica che parte dai comportamenti individuali delle persone, dalla scelta di cosa mangiare, di evitare di buttare del cibo, e comprare qualcosa di buono, che ci piace, pulito, nel rispetto dell'ecosistema e dell'ambiente e giusto, ed esclusivamente quello di cui abbiamo bisogno.
La battaglia degli orti intrapresa da Slow Food e Terra Madre non riguarda esclusivamente l'Africa, anche in Italia sono stati piantati 500 orti nelle scuole per stimolare sin in tenera età l'educazione alimentare, il rispetto dell'ambiente e della produzione, la salvaguardia della biodiversità. Una politica agricola a livello locale su scala mondiale.
Carlo Petrini ha concluso l'incontro ricordando il motivo che ha portato lui e altri a fondare il movimento Slow Food nel 1986, la comparsa in piazza Navona, a Rom, a di un Mcdonald. Slow Food è, infatti, l'opposto, l'antitesi di Fast Food. Questa filosofia, politica, modo di vita è cresciuto fino a coinvolgere 150 paesi in tutto il mondo nel rispetto della sovranità alimentare, la possibilità di scegliere cosa coltivare e mangiare.
L'appello che il presidente di Slow Food ha fatto a tutti è quello di rispettare le piccole produzioni, l'economia primaria e preferire un'agricoltura equo-solidale, seppur apparentemente più costosa, rispetto a quella di massa. E a tutti i gastronomi ha chiesto di aiutare questo tipo di agricoltura e lottare per il recupero della biodiversità, perché ogni tipo di gastronomia è importante.
Berlino è forse il luogo giusto dove pronunciare questo appello, dove diverse culture, gastronomie e modi di alimentarsi si incontrano, non sempre rispettando il motto di Slow Food buono, pulito e giusto.
http://www.slowfood.it/welcome.lasso
https://www.berlinale.de/en/HomePage.html
di Maria Spadaro
Quest'anno il Festival del Cinema di Berlino, meglio noto come Berlinale, appena conclusosi, ha proposto una sezione interamente dedicata al cibo: Culinary Cinema. Ovviamente nella categoria non sono mancati i film italiani: Cuscus Island di Francsco Amato e Stefano Scarafia e Slow Food Story di Stefano Sardo. Nel cast di Slow Food Story compare il fondatore e presidente del movimento italiano Slow Food, Carlo Petrini, che si fa portavoce della rivoluzione alimentare che Slow Food ha intrapreso 25 anni fa, per un cibo buono, pulito, giusto, come dice il motto, e che intende portare avanti in futuro. I due film italiani sono stati proiettati al Martin Gropius Bau di Berlino, una delle location della 63° edizione della Berlinale, martedì 12 febbraio, intervallati da un sontuoso banchetto.
A raccontare la storia del movimento Slow Food al Festival del Cinema di Berlino è però stato lo stesso Carlo Petrini che ha partecipato al dibattito di mercoledì 13 febbraio dal titolo Der politische Gärtner (il giardino politico) con Harald Lemke, professore onorario del centro di gastrosofia dell'Università di Salzburg, e il moderatore Hansjürgen Rosenbauer. Uno degli ultimi progetti dall'associazione Slow Food è stata infatti la realizzazione di 1000 orti in Africa, scolastici, familiari, comunitari, allo scopo di salvaguardare la biodiversità, la formazione dei contadini, il rispetto dell'ambiente, l'uso sostenibile del suolo e dell'acqua, e la garanzia della disponibilità giornaliera di cibo fresco e genuino. Il giardino, l'orto, non è solo una scelta legata all'agricoltura, ha sostenuto Carlo Petrini, è anche una scelta politica, volta a sostenere una produzione equo-sostenibile, l'auto-sostentamento, un'alimentazione salutare, la salvaguardia della bio-diversità e un'esperienza comunitaria. Il giardino politico dovrebbe diventare un modello per le società di tutto il mondo, rivoluzionarlo pacificamente, garantendo un futuro all'eco-sistema.
Il dibattito è iniziato con una domanda rivolta a Carlo Petrini sullo scandalo delle lasagne contenenti carne di cavallo. Il presidente del movimento Slow Food ha lamentato la mancanza di tracciabilità dei prodotti, dovuta anche all'opposizione dell'agroindustria che preferisce non dichiarare da dove provengono le merci. Carlo Petrini ha enfatizzato il ruolo del singolo, che cambiando atteggiamento può modificare il sistema agricolo stesso. “Mangiare è il primo atto agricolo (…) le nostre scelte diventano atti politici”, ha affermato il presidente di Slow Food, ovvero, quello che scegliamo di mangiare va a sostenere un certo tipo di agricoltura a discapito di un'altra. Quando si decide cosa mangiare non bisogna solo prendere in considerazione il brontolino dello stomaco, farsi guidare dall'istinto, ma compiere una scelta consapevole. Il cibo economico spesso è quello che determina problemi di salute con l'età, patologie come il diabete, l'obesità ecc... Inoltre l'agricoltura intensiva produce ingenti danni all'eco-sistema ambientale, come frane e disastri ambientali.
Anche il professor Lemke si è trovato d'accordo sulla de-globalizzazione della produzione e il recupero della biodiversità. Su di una rivoluzione pacifica che parte dai comportamenti individuali delle persone, dalla scelta di cosa mangiare, di evitare di buttare del cibo, e comprare qualcosa di buono, che ci piace, pulito, nel rispetto dell'ecosistema e dell'ambiente e giusto, ed esclusivamente quello di cui abbiamo bisogno.
La battaglia degli orti intrapresa da Slow Food e Terra Madre non riguarda esclusivamente l'Africa, anche in Italia sono stati piantati 500 orti nelle scuole per stimolare sin in tenera età l'educazione alimentare, il rispetto dell'ambiente e della produzione, la salvaguardia della biodiversità. Una politica agricola a livello locale su scala mondiale.
Carlo Petrini ha concluso l'incontro ricordando il motivo che ha portato lui e altri a fondare il movimento Slow Food nel 1986, la comparsa in piazza Navona, a Rom, a di un Mcdonald. Slow Food è, infatti, l'opposto, l'antitesi di Fast Food. Questa filosofia, politica, modo di vita è cresciuto fino a coinvolgere 150 paesi in tutto il mondo nel rispetto della sovranità alimentare, la possibilità di scegliere cosa coltivare e mangiare.
L'appello che il presidente di Slow Food ha fatto a tutti è quello di rispettare le piccole produzioni, l'economia primaria e preferire un'agricoltura equo-solidale, seppur apparentemente più costosa, rispetto a quella di massa. E a tutti i gastronomi ha chiesto di aiutare questo tipo di agricoltura e lottare per il recupero della biodiversità, perché ogni tipo di gastronomia è importante.
Berlino è forse il luogo giusto dove pronunciare questo appello, dove diverse culture, gastronomie e modi di alimentarsi si incontrano, non sempre rispettando il motto di Slow Food buono, pulito e giusto.
http://www.slowfood.it/welcome.lasso
https://www.berlinale.de/en/HomePage.html
di Maria Spadaro