Parigi è la capitale sentimentale della gastronomia mondiale
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Parigi, grazie al suo fascino eterno e immutato, ha conquistato il titolo di capitale sentimentale della gastronomia. Punto di riferimento per tutto il mondo, la capitale francese occupa un posto speciale nel cuore degli chef
La gastronomia si sta velocemente trasformando in un campo di battaglia dove, le città di tutto il mondo si sfidano per ottenere l’ambito scettro di capitale. Solo qualche giorno fa, balzava agli onori della cronaca la sfida, tutta francese, tra le quattro regine della cucina d’oltralpe. Più recente, invece, è la notizia dell’incoronazione di Parigi a capitale mondiale della gastronomia. Come scrive François Simon sulle pagine di Le Figaro, la ville lumiére, secondo alcuni pareri raccolti in giro per il mondo, resta insostituibile nel cuore dei suoi visitatori. Più che una questione di palato, infatti, si tratta di una scelta dettata dall’anima. Sarebbe, infatti, quell’atmosfera romantica e struggente che si respira passeggiando tra i quartieri più caratteristici della città a regalare ai piatti serviti nei ristoranti parigini quel fascino unico e indimenticabile.
Alcuni chef di fama internazionale hanno confessato di aver sperimentato i loro primi tumulti gastronomici proprio all’ombra della Tour Eiffel. Se la vita e la voglia di fare carriera li hanno poi condotti da tutt’altra parte del mondo, per molti sono state le cucine di qualche piccolo e caratteristico ristorantino di Saint-Germain-des-Prés a ospitare le loro prime sperimentazioni culinarie ed è alla raffinata tradizione enogastronomica locale che devono alcune delle loro più apprezzate creazioni alimentari. Da Copenaghen a Londra, da San Paolo a Singapore, da Londra a Osaka, non c’è maestro che trionfi ai fornelli, senza poter vantare un'esperienza francese.
Un verdetto emotivo, insomma, che si oppone al giudizio espresso dalla guida Michelin. Gli esperti che lavorano per la prestigiosa pubblicazione, infatti, hanno scelto di premiare Tokyo con ben diciassette stelle, mentre il numero di riconoscimenti attribuiti ai ristoranti parigini non riesce a superare la decina. Una ferita ancora aperta per l’orgoglio della capitale francese che, come se non bastasse, deve guardarsi le spalle da Firenze che è stata recentemente eletta capitale della gastronomia dalla comunità europea di TripAdvisor, e dalle vicine Lione e Digione, sue agguerritissime rivali in ambito nazionale.
A ostacolare le aspirazioni gastronomiche parigine potrebbe essere l'eccessiva paura di cambiamento e l'incapacità di assecondare le nuove esigenze imposte dallo scorrere del tempo. Il fascino della città si trascina immutato ormai da anni e, forse qualche rinnovamento, potrebbe giovare alla sua reputazione. Come scriveva lo storico Paul Cohen, troppo spesso, “gli occidentali che, più di ogni altro, hanno contribuito a creare il mondo moderno, spesso sono quelli che fanno più fatica a comprenderlo”. Così è un peccato che Parigi non si decida a seguire l’esempio di New York e provi ad accogliere sul suo territorio ristoranti che propongono cucina internazionale di alta qualità, o locali destinati al pubblico più giovane.
La capitale sentimentale della gastronomia mondiale, insomma, dovrebbe cercare di non richiamare a una gamma di emozioni che vanno dalla nostalgia per il passato alla chiusura nei confronti del mondo, ma provare a rievocare quel fermento culturale che l’ha animata e scossa nei secoli passati.
Fonte: lefigaro.fr
di Serena Cirini
La gastronomia si sta velocemente trasformando in un campo di battaglia dove, le città di tutto il mondo si sfidano per ottenere l’ambito scettro di capitale. Solo qualche giorno fa, balzava agli onori della cronaca la sfida, tutta francese, tra le quattro regine della cucina d’oltralpe. Più recente, invece, è la notizia dell’incoronazione di Parigi a capitale mondiale della gastronomia. Come scrive François Simon sulle pagine di Le Figaro, la ville lumiére, secondo alcuni pareri raccolti in giro per il mondo, resta insostituibile nel cuore dei suoi visitatori. Più che una questione di palato, infatti, si tratta di una scelta dettata dall’anima. Sarebbe, infatti, quell’atmosfera romantica e struggente che si respira passeggiando tra i quartieri più caratteristici della città a regalare ai piatti serviti nei ristoranti parigini quel fascino unico e indimenticabile.
Alcuni chef di fama internazionale hanno confessato di aver sperimentato i loro primi tumulti gastronomici proprio all’ombra della Tour Eiffel. Se la vita e la voglia di fare carriera li hanno poi condotti da tutt’altra parte del mondo, per molti sono state le cucine di qualche piccolo e caratteristico ristorantino di Saint-Germain-des-Prés a ospitare le loro prime sperimentazioni culinarie ed è alla raffinata tradizione enogastronomica locale che devono alcune delle loro più apprezzate creazioni alimentari. Da Copenaghen a Londra, da San Paolo a Singapore, da Londra a Osaka, non c’è maestro che trionfi ai fornelli, senza poter vantare un'esperienza francese.
Un verdetto emotivo, insomma, che si oppone al giudizio espresso dalla guida Michelin. Gli esperti che lavorano per la prestigiosa pubblicazione, infatti, hanno scelto di premiare Tokyo con ben diciassette stelle, mentre il numero di riconoscimenti attribuiti ai ristoranti parigini non riesce a superare la decina. Una ferita ancora aperta per l’orgoglio della capitale francese che, come se non bastasse, deve guardarsi le spalle da Firenze che è stata recentemente eletta capitale della gastronomia dalla comunità europea di TripAdvisor, e dalle vicine Lione e Digione, sue agguerritissime rivali in ambito nazionale.
A ostacolare le aspirazioni gastronomiche parigine potrebbe essere l'eccessiva paura di cambiamento e l'incapacità di assecondare le nuove esigenze imposte dallo scorrere del tempo. Il fascino della città si trascina immutato ormai da anni e, forse qualche rinnovamento, potrebbe giovare alla sua reputazione. Come scriveva lo storico Paul Cohen, troppo spesso, “gli occidentali che, più di ogni altro, hanno contribuito a creare il mondo moderno, spesso sono quelli che fanno più fatica a comprenderlo”. Così è un peccato che Parigi non si decida a seguire l’esempio di New York e provi ad accogliere sul suo territorio ristoranti che propongono cucina internazionale di alta qualità, o locali destinati al pubblico più giovane.
La capitale sentimentale della gastronomia mondiale, insomma, dovrebbe cercare di non richiamare a una gamma di emozioni che vanno dalla nostalgia per il passato alla chiusura nei confronti del mondo, ma provare a rievocare quel fermento culturale che l’ha animata e scossa nei secoli passati.
Fonte: lefigaro.fr
di Serena Cirini