Origine e qualità dell'allevamento. I driver dell'acquisto emersi a Eurocarne
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Provenienza italiana, modalità di allevamento, colore e – specialmente nel caso del bovino – anche la tenerezza. Sono questi gli elementi determinati al momento dell’acquisto. A dirlo è la recente ricerca consumer Cawi diretta da SGMarketing e presentata a Verona in occasione della 26esima edizione di Eurocarne
Provenienza italiana, modalità di allevamento, colore e – specialmente nel caso del bovino – anche la tenerezza. Sono questi gli elementi determinati al momento dell’acquisto per i consumatori alla ricerca di carni di qualità. A dirlo è la recente ricerca consumer Cawi diretta da SGMarketing – agenzia specializzata in consulenza e marketing per l'agroalimentare – su un campione di mille responsabili degli acquisti. L’indagine è stata presentata a Verona in occasione della 26esima edizione di Eurocarne nel corso della tavola rotonda sul tema: «Cambiano i consumi alimentari. Quale futuro per il reparto carni? Produzione e distribuzione a confronto».
In base ai dati raccolti da SGMarketing, affianco a fattori come etichettatura, sostenibilità e le nuove confezioni sottovuoto (skin-pack), gli attori della filiera non possono trascurare quelli che risultare essere i più rilevanti driver d’acquisto per il consumatore: tipo di allevamento, alimentazione con cui l’animale è stato allevato e l’età di macellazione. A livello organolettico si classificano, invece, ai primi posti pollo e tacchino, in virtù della loro versatilità e digeribilità, quindi la carne suina vincente per gusto e sapore. L’origine italiana, valorizzata con un’adeguata etichetta, risulta poi essere una risposta chiave per rilanciare i consumi di carne, che nel 2014 hanno perso in media il 3,8% a volume e il 4,7% in valore rispetto all'anno precedente, con punte del -6% a volume e del -6,4% in valore per la carne bovina (fonte: elaborazioni Ismea su dati Panel Famiglie Nielsen).
Quanto ai luoghi d’acquisto il primo canale di vendita nel biennio 2013-2014 è risultato il supermercato (38%), seguito da ipermercati (23%), dettaglio tradizionale (20%), discount (11%) e superette (8 per cento). Dopo l’ortofrutta, del resto, il reparto delle carni è uno degli aspetti che condizionano maggiormente la scelta del supermercato. Come confezione a essere privilegiato è il vassoio tradizionale o termosaldato (nel caso della GDO), che viene percepito come il più sicuro in termini di igiene alimentare, o il prodotto sfuso per cui si rivolge al macellaio. Più utilizzato all’estero è invece lo skin pack.
Il futuro della carne? Ci troviamo di fronte a uno scenario ambivalente. Stabile dovrebbe restare il consumo di pollame (da 7,54 a 7,61 atti di consumo dichiarati al mese), mentre una flessione potrebbe interessare la carne suina (da 4,95 a 4,63) e quella bovina (da 6,47 a 5,74).
di Alessandra Cioccarelli
Provenienza italiana, modalità di allevamento, colore e – specialmente nel caso del bovino – anche la tenerezza. Sono questi gli elementi determinati al momento dell’acquisto per i consumatori alla ricerca di carni di qualità. A dirlo è la recente ricerca consumer Cawi diretta da SGMarketing – agenzia specializzata in consulenza e marketing per l'agroalimentare – su un campione di mille responsabili degli acquisti. L’indagine è stata presentata a Verona in occasione della 26esima edizione di Eurocarne nel corso della tavola rotonda sul tema: «Cambiano i consumi alimentari. Quale futuro per il reparto carni? Produzione e distribuzione a confronto».
In base ai dati raccolti da SGMarketing, affianco a fattori come etichettatura, sostenibilità e le nuove confezioni sottovuoto (skin-pack), gli attori della filiera non possono trascurare quelli che risultare essere i più rilevanti driver d’acquisto per il consumatore: tipo di allevamento, alimentazione con cui l’animale è stato allevato e l’età di macellazione. A livello organolettico si classificano, invece, ai primi posti pollo e tacchino, in virtù della loro versatilità e digeribilità, quindi la carne suina vincente per gusto e sapore. L’origine italiana, valorizzata con un’adeguata etichetta, risulta poi essere una risposta chiave per rilanciare i consumi di carne, che nel 2014 hanno perso in media il 3,8% a volume e il 4,7% in valore rispetto all'anno precedente, con punte del -6% a volume e del -6,4% in valore per la carne bovina (fonte: elaborazioni Ismea su dati Panel Famiglie Nielsen).
Quanto ai luoghi d’acquisto il primo canale di vendita nel biennio 2013-2014 è risultato il supermercato (38%), seguito da ipermercati (23%), dettaglio tradizionale (20%), discount (11%) e superette (8 per cento). Dopo l’ortofrutta, del resto, il reparto delle carni è uno degli aspetti che condizionano maggiormente la scelta del supermercato. Come confezione a essere privilegiato è il vassoio tradizionale o termosaldato (nel caso della GDO), che viene percepito come il più sicuro in termini di igiene alimentare, o il prodotto sfuso per cui si rivolge al macellaio. Più utilizzato all’estero è invece lo skin pack.
Il futuro della carne? Ci troviamo di fronte a uno scenario ambivalente. Stabile dovrebbe restare il consumo di pollame (da 7,54 a 7,61 atti di consumo dichiarati al mese), mentre una flessione potrebbe interessare la carne suina (da 4,95 a 4,63) e quella bovina (da 6,47 a 5,74).
di Alessandra Cioccarelli