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Firmato accordo tra Fao e Slow Food per sostegno ad agricoltura e biodiversità

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La FAO e Slow Food International hanno concordato oggi a Roma una serie di azioni per migliorare i mezzi di sussistenza dei piccoli agricoltori e degli altri lavoratori nelle zone rurali

La Fao e Slow Food hanno firmato oggi, a Roma, un accordo di portata storica. Le due realtà s'impegneranno ad attuare una serie di azioni congiunte per sostenere le attività agricole delle zone rurali e valorizzarne la biodiversità. Le loro attività mireranno, soprattutto, a creare campagne di sensibilizzazione, rafforzare le reti locali, regionali e globali e a promuovere iniziative mondiali come l'Anno Internazionale dell'Agricoltura Familiare che si terrà nel 2014.

Un accordo di portata storica che, in un momento di crisi come questo, segna un decisivo punto di svolta per la situazione dell'agricoltura italiana e mondiale. L'obiettivo principale è quello di ridare valore ai prodotti locali. Altro obiettivo, sempre di grande importanza, è quello di allargare l'accesso al mercato anche ai piccoli produttori. Utilizzare anche dei cibi che, oggi, sono considerati "meno nobili" come alcune specie di sotto-cereali potrebbe essere, per esempio, un'ottima soluzione per allargare le condizioni di benessere anche a popolazioni che, finora, ne sono state escluse.

il Direttore Generale della Fao, Jose' Graziano da Silva, ha detto: "Slow Food e la Fao condividono la stessa visione di un mondo sostenibile, libero dalla fame e che tutela la biodiversità a beneficio delle generazioni future". Anche Carlo Petrini, presidente di Slow Food, ha dimostrato grande soddisfazione per l'iniziativa e ha sottolineato che "la collaborazione tra Fao e Slow Food nasce dall'unità di intenti nel lavoro di valorizzazione del patrimonio gastronomico tradizionale locale che portiamo avanti da anni in tanti Paesi, basato sulla difesa della biodiversità agroalimentare e sul sostegno agli agricoltori e produttori di piccola scala".

A guidare l'azione delle due associazioni sarà, inoltre, l'intento comune di preservare le condizioni degli animali e aumentare gli introiti dei contadini che, troppo spesso, sono penalizzati dall'eccessiva lunghezza della filiera industriale. Un occhio di riguardo sarà riservato anche alle donne rurali che lavorano nel continente africano e che saranno coinvolte in una serie di progetti rivolti esclusivamente a loro.

Un'altra possibilita' di collaborazione consisterà, invece, nello sviluppo di un kit pensato per l'educazione delle popolazioni rurali che nasce con l'obiettivo di rimuovere i vincoli esistenti e garantire l'istruzione e la formazione professionale a tutte le popolazioni rurali.

Quest'alleanza rappresenta sicuramente uno dei passi più importanti che le associazioni hanno mosso negli ultimi anni contro la recessione economica. L'intento di Carlo Petrini è quello di dare a un numero sempre più largo di paesi la possibilità di sviluppare una propria gastronomia nazionale, al pari di quella francese e italiana. Per riuscirci, bisogna abbandonare l'idea che per un'alta gastronomia siano necessari prodotti particolarmente raffinati e caratterrizzati da un prezzo particolarmente elevato.  Da qui l'idea di provare a valorizzare anche degli ingredienti che, fino a questo momento, sono sempre stati sottovalutati. 

Per esempio la quinoa, che è  coltivata nelle Ande,  e che - grazie al lavoro di Fao e Slow Food - sarà promossa e introdotta anche in altri Paesi. La campagna portata avanti dalle due associazioni s'impegnerà a diffondere la conoscenza delle sue proprietà salutari che si rivelano un ottimo alleato per l'organismo. Inoltre, la quinoa ha la capacità di crescere anche in zone di grande siccità e per questo, a differenza del frumento, si presta a essere coltivate anche nelle zone più aride del nostro pianeta.

Slow Food realizzerà un'approfondita catalogazione dei prodotti tipici locali con la speranza che, presto, le ricette africane possano arrivare sulle tavole dei migliori ristoranti del pianeti. La professione di cuoco, inoltre, potrebbe diventare un'ottima risorsa per i giovani ragazzi africani che, proprio in quest'attività, potrebbero trovare un lavoro per il futuro. Carlo Petrini, infatti, ha detto di augurarsi che qualche chef africano possa mettersi ai fornelli di qualche ristorante europeo.


di Serena Cirini

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