di Elena Caccia
Basta percorrere in direzione nord pochi chilometri e, da Novara, in Piemonte, si entra in un territorio collinare che sale, gradualmente sempre più, fino ad arrivare alle Alpi e al Monte Rosa. La zona è davvero bella, anche paesaggisticamente. Qui si contano 16 piccoli borghi incastonati in un lembo di terra tra il lago Maggiore e il lago d’Orta.
La storia
Che questo ambiente fosse ideale per la vita dell’uomo era chiaro fin dal Neolitico. Qui abitarono i Celti, i Liguri, i Romani, i Longobardi. Nel XV secolo, Ghemme (uno dei 16 comuni), forniva il vino alla corte degli Sforza di Milano, mentre il vino di Boca piaceva ai papi, soprattutto a Pio X. All’inizio del Novecento il patriarca di Venezia e il vescovo di Novara andarono a visitare Boca stupendosi dell’ottimo vino.
Il territorio e il vino
La vite, nell’Alto Piemonte, si alterna a boschi, campi coltivati e prati. Il microclima è molto favorevole perché condizionato dalla presenza dei laghi e delle montagne della Valsesia. I terreni sono di origine morenica, composti da argille, sabbia e ciotoli e molto vocati alla viticoltura. Basti pensare che già Plinio Il Vecchio scriveva della viticoltura di queste terre.
Il vitigno principe è il Nebbiolo. Quest’uva è tra le più difficili da allevare ed è considerato da tutti un “vitigno da terroir”, cioè un vitigno che dà esiti diversi a seconda del micro territorio dove cresce. Se ben coltivato riesce a regalare vini straordinari in perfetto equilibrio tra corpo e acidità. Perché si chiama Nebbiolo? Forse per via di una lieve patina, come una nebbiolina che ricopre l’acino, oppure per la tipica foschia che compare all’alba all’inizio di ottobre durante la vendemmia. Il Nebbiolo è uno dei più antichi vitigni a bacca nera del Piemonte. Matura leggermente più tardi rispetto alle altre varietà (arriviamo a ottobre pieno), è sensibile agli sbalzi di temperatura e gode delle oscillazioni tra il giorno e la notte.
Punta d’eccellenza del territorio sono il Ghemme e il Gattinara Docg. Il primo è a base di Nebbiolo, Uva Rara e Vespolina (per un massimo del 15%) dal gusto asciutto, sapido, leggermente amarognolo a adatto a una cucina a base di carne rossa, salumi e cacciagione.
Il secondo, il Gattinara è Nebbiolo minimo al 90% con la restante parte di Vespolina e/o Uva Rara. Il profumo è fine, con lievi sentori di viola e, nella tipologia Riserva ha un invecchiamento più lungo in legno.
Stesso uvaggio, ma in proporzioni diverse per il Boca Doc e per il Fara Doc, riconoscibili al naso per il profumo di mammola e ideale in accompagnamento di primi piatti e cacciagione. Il Sizzano Doc ha invece un profumo che rimanda più alle violette. C’è poi la denominazione Colline Novaresi Doc con un uvaggio che può comprendere Barbera, Croatina, Nebbiolo, Uva Rara e Vespolina nelle versioni novello, bianco (con l’Erbaluce) rosato e rosso.
Altre Doc di quest’area sono il Coste della Sesia (anche in versione bianco a base del vitigno Erbaluce), Lessona, Bramaterra (rosso rubino con tipici riflessi aranciati).