Pinot grigio Doc: s� o no?
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La nuova possibile denominazione interesserebbe Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto-Adige, in prevalenza. Territori molto diversi fra loro dai quali nascono Pinot altrettanto dissimili. Sì o no? Se ne sta discutendo e uno dei motivi del sì, sarebbe la tutela del prodotto sempre più vinificato all’estero
Kramer contro Kramer. Sembra essere questa la “guerra” in corso tra chi sostiene e chi invece è dubbioso rispetto all’istituzione della grande Doc interregionale Pinot grigio. Nel settore si discute, e molto. Stiamo parlando di un vitigno importantissimo nel nostro panorama vitivinicolo; basti pensare che proprio il Pinot grigio è stato l’ambasciatore dei vini italiani nel mondo, specialmente negli Stati Uniti.
In Italia il Pinot grigio è egregiamente allevato in Veneto, Trentino Alto-Adige e Friuli Venezia Giulia con qualche risacca in Lombardia (nel pavese) e in Sicilia. Il nostro Paese rappresenta il maggior produttore, ma anche all’estero, però, se ne vinifica molto, soprattutto negli Stati Uniti e in Australia. Però, l’unica denominazione che ora tutela questa varietà è l’Igt Pinot grigio delle Venezie. E non sembrerebbe bastare L’indicazione geografica tipica di una parte (anche se la maggiore) di Pinot grigio per tutelare il prodotto. Ecco spiegata la ragione per la quale si chiederebbe la Doc che, in tal caso, garantirebbe anche un innalzamento qualitativo del vino.
In questo modo si riuscirebbe, forse, a controllare anche il prezzo, altro tasto dolente; per i vini italiani è diventato ormai impossibile competere con i prezzi di un Pinot grigio americano, ad esempio. Resta da dire che, nel caso, la nuova Doc sarebbe davvero grande e coinvolgerebbe le produzioni di Pinot grigio in territori estremamente diversi fra loro; le Venezie, infatti, hanno terreni che danno vita a vini profondamente differenti rispetto al Trentino o al Friuli; si tratta di ventilazioni, altimetrie, composizioni. Il Pinot grigio fatto in laguna non è certo equiparabile a quello prodotto sulle colline friulane.
È quindi giusto, almeno dal punto di vista concettuale, ridurre a un’unica Doc tutte queste diversità? Tutti se lo domandano. E la discussione è ancora aperta!
di Elena Caccia
Kramer contro Kramer. Sembra essere questa la “guerra” in corso tra chi sostiene e chi invece è dubbioso rispetto all’istituzione della grande Doc interregionale Pinot grigio. Nel settore si discute, e molto. Stiamo parlando di un vitigno importantissimo nel nostro panorama vitivinicolo; basti pensare che proprio il Pinot grigio è stato l’ambasciatore dei vini italiani nel mondo, specialmente negli Stati Uniti.
In Italia il Pinot grigio è egregiamente allevato in Veneto, Trentino Alto-Adige e Friuli Venezia Giulia con qualche risacca in Lombardia (nel pavese) e in Sicilia. Il nostro Paese rappresenta il maggior produttore, ma anche all’estero, però, se ne vinifica molto, soprattutto negli Stati Uniti e in Australia. Però, l’unica denominazione che ora tutela questa varietà è l’Igt Pinot grigio delle Venezie. E non sembrerebbe bastare L’indicazione geografica tipica di una parte (anche se la maggiore) di Pinot grigio per tutelare il prodotto. Ecco spiegata la ragione per la quale si chiederebbe la Doc che, in tal caso, garantirebbe anche un innalzamento qualitativo del vino.
In questo modo si riuscirebbe, forse, a controllare anche il prezzo, altro tasto dolente; per i vini italiani è diventato ormai impossibile competere con i prezzi di un Pinot grigio americano, ad esempio. Resta da dire che, nel caso, la nuova Doc sarebbe davvero grande e coinvolgerebbe le produzioni di Pinot grigio in territori estremamente diversi fra loro; le Venezie, infatti, hanno terreni che danno vita a vini profondamente differenti rispetto al Trentino o al Friuli; si tratta di ventilazioni, altimetrie, composizioni. Il Pinot grigio fatto in laguna non è certo equiparabile a quello prodotto sulle colline friulane.
È quindi giusto, almeno dal punto di vista concettuale, ridurre a un’unica Doc tutte queste diversità? Tutti se lo domandano. E la discussione è ancora aperta!
di Elena Caccia