Le birre trappiste, piccola guida per conoscerle meglio
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In pochi anni le abbazie trappiste che vendono birre artigianali per sostenersi, sono passate da sette a dodici e per di più la dodicesima è italiana. Oltre a dare il benvenuto all’Abbazia delle Tre Fontane, di Roma, facciamo un po’ di chiarezza sui valori dei padri trappisti e il significato, più banale, di birre d’Abbazia
Molto spesso, in un pub, si sente chiedere una birra artigianale d’abbazia, come se questi prodotti rappresentassero uno stile a sé con sapori, grado alcolico e colore ben precisi. Anche se alcuni stili di birre che conosciamo oggi sono nati effettivamente tra le mura di diverse abbazie trappiste o hanno avuto successo grazie a loro (penso alle Tripel e alle Dubbel e al successo delle Quadrupel) e sono oggi replicato da altri birrifici (laici e non…), in realtà nelle abbazie sono prodotte birre di ogni genere, con colori che vanno dal giallo paglierino all’ebano, con un po’ di declinazioni tra l’ambrato e il tonaca di frate in mezzo; il grado alcolico cambia da etichetta a etichetta, da meno di 5 vol. %. fino ai 12 e passa. Per non parlare di quanto sono differenti aromi e sapori da una all’altra.
Altre volte ho sentito raccontare che le birre d’abbazia sarebbero sì prodotte dentro le mura di un monastero, ma non sotto il controllo dei frati e, per questo, non possono essere chiamate trappiste. Alcuni birrifici laici hanno sede in un monastero abbandonato o si trovano sui terreni dove avvenne un prodigio o più semplicemente decidono di intitolare le loro birre a qualche santo. In ogni caso, con una semplice operazione di marketing, creano un po’ di confusione e si danno un tono “divino”. Questo è il motivo che ha spinto i padri trappisti a proteggersi con un loro marchio. E che mette in difficoltà i monasteri (non trappisti) che producono comunque birre.
Vediamo allora chi sono e dove sono i birrifici trappisti. Anzitutto, delle 20 abbazie dell’Ordine Cistercense della Stretta Osservanza (frati che seguono la regola – ora et labora – di San Benedetto) sparse per il mondo, sono 12 ad avere un proprio marchio di birre, ma solo undici le producono secondo i rigidi criteri dell’Associazione Internazionale Trappista e possono quindi fregiarsi del marchio esagonale di Authentic Trappist Product. Questo marchio indica che la birra (ma vale anche per formaggi e liquori) è prodotta all’interno delle mura del monastero trappista (molto recentemente è stato accettato che siano prodotti anche solo nei dintorni), che la comunità monastica sovrintenda la produzione (e che quindi segua i dettami della regola trappista) e che si usi la maggior parte del ricavato per sostenere la comunità e per beneficienza.
In Belgio sono 6 (su 11 monasteri) i birrifici trappisti:
- Achel, Sint-Benedictusabdij De Achelse Kluis a Hamont-Achel
- Chimay, Abbaye Notre Dame de Scourmont nei pressi di Chimay
- Orval, Abbaye d’Orval a Villers-devant-Orval
- Rochefort, Abbaye Notre-Dame de Saint-Remy a Rochefort
- Westmalle, Abdij der Trappisten van Westmalle
- Westvleteren, Abdij Sint-Sixtus a Westvleteren
A Chimay si brassano anche le birre per il francese Mont des Cats (Abbaye Sainte Marie du Mont des Cats), che però, non producendo sotto il proprio controllo, non ha il marchio ATP.
In Olanda su 3 monasteri oggi sono 2 i birrifici:
- La Trappe, Abdij O.L.Vrouw a Koningshoeven nei pressi di Tilburg
- Zundert, Abdij Maria Toevlucht
In Austria uno:
- Engelszell, Abbazia Santa Maria de la Cella Angelorum/Engelszell
Uno anche negli Stati Uniti:
- Spencer, Saint Joseph's Abbey, a Spencer
E l’ultimo nato, per ora con una sola birra, in Italia:
Tre Fontane, Abbazia Tre Fontane a Roma
Queste aziende sono molto attente all’ambiente circostante e alle condizioni dei lavoratori. Non dimenticano però di curare il prodotto, selezionare al meglio gli ingredienti e seguire i loro clienti. Orval ha creato il titolo di Ambasciatore di Orval proprio per invogliare i locali a essere perfetti nel servizio della loro unica birra commerciale. Chimay ha pensato invece al “gemellaggio” con i locali che più sono vicini alle loro tematiche. E soprattutto sono birrifici non a scopo di lucro, che aiutano seriamente, per quanto nelle loro possibilità, la popolazione locale: un ottimo motivo per berle!
di Andrea Camaschella
Molto spesso, in un pub, si sente chiedere una birra artigianale d’abbazia, come se questi prodotti rappresentassero uno stile a sé con sapori, grado alcolico e colore ben precisi. Anche se alcuni stili di birre che conosciamo oggi sono nati effettivamente tra le mura di diverse abbazie trappiste o hanno avuto successo grazie a loro (penso alle Tripel e alle Dubbel e al successo delle Quadrupel) e sono oggi replicato da altri birrifici (laici e non…), in realtà nelle abbazie sono prodotte birre di ogni genere, con colori che vanno dal giallo paglierino all’ebano, con un po’ di declinazioni tra l’ambrato e il tonaca di frate in mezzo; il grado alcolico cambia da etichetta a etichetta, da meno di 5 vol. %. fino ai 12 e passa. Per non parlare di quanto sono differenti aromi e sapori da una all’altra.
Altre volte ho sentito raccontare che le birre d’abbazia sarebbero sì prodotte dentro le mura di un monastero, ma non sotto il controllo dei frati e, per questo, non possono essere chiamate trappiste. Alcuni birrifici laici hanno sede in un monastero abbandonato o si trovano sui terreni dove avvenne un prodigio o più semplicemente decidono di intitolare le loro birre a qualche santo. In ogni caso, con una semplice operazione di marketing, creano un po’ di confusione e si danno un tono “divino”. Questo è il motivo che ha spinto i padri trappisti a proteggersi con un loro marchio. E che mette in difficoltà i monasteri (non trappisti) che producono comunque birre.
Vediamo allora chi sono e dove sono i birrifici trappisti. Anzitutto, delle 20 abbazie dell’Ordine Cistercense della Stretta Osservanza (frati che seguono la regola – ora et labora – di San Benedetto) sparse per il mondo, sono 12 ad avere un proprio marchio di birre, ma solo undici le producono secondo i rigidi criteri dell’Associazione Internazionale Trappista e possono quindi fregiarsi del marchio esagonale di Authentic Trappist Product. Questo marchio indica che la birra (ma vale anche per formaggi e liquori) è prodotta all’interno delle mura del monastero trappista (molto recentemente è stato accettato che siano prodotti anche solo nei dintorni), che la comunità monastica sovrintenda la produzione (e che quindi segua i dettami della regola trappista) e che si usi la maggior parte del ricavato per sostenere la comunità e per beneficienza.
In Belgio sono 6 (su 11 monasteri) i birrifici trappisti:
- Achel, Sint-Benedictusabdij De Achelse Kluis a Hamont-Achel
- Chimay, Abbaye Notre Dame de Scourmont nei pressi di Chimay
- Orval, Abbaye d’Orval a Villers-devant-Orval
- Rochefort, Abbaye Notre-Dame de Saint-Remy a Rochefort
- Westmalle, Abdij der Trappisten van Westmalle
- Westvleteren, Abdij Sint-Sixtus a Westvleteren
A Chimay si brassano anche le birre per il francese Mont des Cats (Abbaye Sainte Marie du Mont des Cats), che però, non producendo sotto il proprio controllo, non ha il marchio ATP.
In Olanda su 3 monasteri oggi sono 2 i birrifici:
- La Trappe, Abdij O.L.Vrouw a Koningshoeven nei pressi di Tilburg
- Zundert, Abdij Maria Toevlucht
In Austria uno:
- Engelszell, Abbazia Santa Maria de la Cella Angelorum/Engelszell
Uno anche negli Stati Uniti:
- Spencer, Saint Joseph's Abbey, a Spencer
E l’ultimo nato, per ora con una sola birra, in Italia:
Tre Fontane, Abbazia Tre Fontane a Roma
Queste aziende sono molto attente all’ambiente circostante e alle condizioni dei lavoratori. Non dimenticano però di curare il prodotto, selezionare al meglio gli ingredienti e seguire i loro clienti. Orval ha creato il titolo di Ambasciatore di Orval proprio per invogliare i locali a essere perfetti nel servizio della loro unica birra commerciale. Chimay ha pensato invece al “gemellaggio” con i locali che più sono vicini alle loro tematiche. E soprattutto sono birrifici non a scopo di lucro, che aiutano seriamente, per quanto nelle loro possibilità, la popolazione locale: un ottimo motivo per berle!
di Andrea Camaschella