Giorgio Erede presenta: La musica della mia cucina
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Sia classica o leggera, la musica giusta è un ingrediente fondamentale per la buona riuscita di ogni ricetta. Uno splendido viaggio tra musica e ricette
Ieri sera, a Milano, presso la Cavallerizza, Giorgio Erede ha presentato il suo libro La musica della mia cucina. Ad accompagnare l’autore, seduti sul palco anche due volti noti del mondo enogastronomico e del mondo musicale: il giornalista e scrittore Allan Bay e il critico musicale Giovanni Gavazzeni.
Un libro che si legge tutto d’un fiato, partendo dai ricordi d’infanzia nella villa La Puncia sul lago di Como, dove l’autore bambino guarda Gianna, la cuoca, impastare gli gnocchi di patate e sente il violino del nonno suonare note appassionate. Fu questo il primo abbinamento piatto-musica. Da allora Giorgio Erede non può fare a meno della musica in cucina, non riuscirebbe più a preparare gli gnocchi di patate allo stesso modo senza ascoltare la languida Sonata per pianoforte e violoncello n.1 eseguita da Mischa Maisky e Sergio Tiempo. E se un ottimo accompagnamento per l’uovo à la coque (3 minuti) è Per Elisa, Chopin sarebbe perfetto per realizzare gli spaghetti alla finanziera, Unforgettable di Nat King Cole è l’ideale per mettere insieme gli ingredienti del tortino di cioccolato e il Best of di Davide Van De Sfross per la polenta con missultitt. Un viaggio dunque tra le tante ricette della tradizione lombarda e ligure, accompagnate da un timer segnatempo musicale.
Di grande interesse il dibattito, nato a seguito dell’intervento di Allan Bay, sullo statuto del «cuoco». Il noto giornalista enogastronomico sostiene, infatti, che «come disse Anthelme Brillat-Savarin “Rôtisseur si nasce, cuochi si diventa”, la cucina è una sapienza accumulata, ne è un esempio Luisa Valazza, cuoca autodidatta, oggi la sua cucina ha ricevuto tre stelle Michelin, allo stesso modo Ciccio Sultano». Riguardo, poi, il suo rapporto con la musica, non nasconde il suo disinteresse: «Io quando cucino non sento il bisogno di ascoltare la musica, neanche quando sono seduto a tavola; per una cena perfetta basta il piatto perfetto!». Di vedute opposte, Giorgio Erede, per il quale: «Cuochi, come signori, come grandi pittori si nasce, è chiaro che ci vuole un acculturamento e dei maestri, ma occorre avere il germe del genio fin dalla nascita». A conclusione del frizzante confronto, solo su di un pensiero sono totalmente d’accordo: «Grandi cuochi si diventa soltanto se c’è grande passione, passione per la cucina e per la vita».
La musica della mia cucina di Giorgio Erede, un libro che «si apre, si legge e si divora immediatamente perché ha la capacità di farti interessare a cose che normalmente non ci interesserebbero, fatti della vita altrui, colorati con il linguaggio delle persone del luogo, con le inflessioni dialettali». Queste le parole di Giovanni Gavazzeni che esprimono con efficacia il valore letterario di un’opera sincera.
di Francesca Luperto
Ieri sera, a Milano, presso la Cavallerizza, Giorgio Erede ha presentato il suo libro La musica della mia cucina. Ad accompagnare l’autore, seduti sul palco anche due volti noti del mondo enogastronomico e del mondo musicale: il giornalista e scrittore Allan Bay e il critico musicale Giovanni Gavazzeni.
Un libro che si legge tutto d’un fiato, partendo dai ricordi d’infanzia nella villa La Puncia sul lago di Como, dove l’autore bambino guarda Gianna, la cuoca, impastare gli gnocchi di patate e sente il violino del nonno suonare note appassionate. Fu questo il primo abbinamento piatto-musica. Da allora Giorgio Erede non può fare a meno della musica in cucina, non riuscirebbe più a preparare gli gnocchi di patate allo stesso modo senza ascoltare la languida Sonata per pianoforte e violoncello n.1 eseguita da Mischa Maisky e Sergio Tiempo. E se un ottimo accompagnamento per l’uovo à la coque (3 minuti) è Per Elisa, Chopin sarebbe perfetto per realizzare gli spaghetti alla finanziera, Unforgettable di Nat King Cole è l’ideale per mettere insieme gli ingredienti del tortino di cioccolato e il Best of di Davide Van De Sfross per la polenta con missultitt. Un viaggio dunque tra le tante ricette della tradizione lombarda e ligure, accompagnate da un timer segnatempo musicale.
Di grande interesse il dibattito, nato a seguito dell’intervento di Allan Bay, sullo statuto del «cuoco». Il noto giornalista enogastronomico sostiene, infatti, che «come disse Anthelme Brillat-Savarin “Rôtisseur si nasce, cuochi si diventa”, la cucina è una sapienza accumulata, ne è un esempio Luisa Valazza, cuoca autodidatta, oggi la sua cucina ha ricevuto tre stelle Michelin, allo stesso modo Ciccio Sultano». Riguardo, poi, il suo rapporto con la musica, non nasconde il suo disinteresse: «Io quando cucino non sento il bisogno di ascoltare la musica, neanche quando sono seduto a tavola; per una cena perfetta basta il piatto perfetto!». Di vedute opposte, Giorgio Erede, per il quale: «Cuochi, come signori, come grandi pittori si nasce, è chiaro che ci vuole un acculturamento e dei maestri, ma occorre avere il germe del genio fin dalla nascita». A conclusione del frizzante confronto, solo su di un pensiero sono totalmente d’accordo: «Grandi cuochi si diventa soltanto se c’è grande passione, passione per la cucina e per la vita».
La musica della mia cucina di Giorgio Erede, un libro che «si apre, si legge e si divora immediatamente perché ha la capacità di farti interessare a cose che normalmente non ci interesserebbero, fatti della vita altrui, colorati con il linguaggio delle persone del luogo, con le inflessioni dialettali». Queste le parole di Giovanni Gavazzeni che esprimono con efficacia il valore letterario di un’opera sincera.
di Francesca Luperto