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Cereali. In Italia il settore cresce del +23%

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In un anno – da maggio 2014 a maggio 2015 –  il consumo di cereali in Italia è cresciuto del +23% rispetto all’anno precedente, per un fatturato di oltre 12 milioni di euro (+34%). Sono questi gli ultimi dati del rapporto Cereal Retail Sales in Italy pubblicati dalla società di ricerca Nielsen che ha rilevato la decisiva impennata del settore, fatta eccezione per il grano

In un anno – da maggio 2014 a maggio 2015 –  il consumo di cereali in Italia è cresciuto del +23% rispetto all’anno precedente, per un fatturato di oltre 12 milioni di euro (+34%). Sono questi gli ultimi dati del rapporto Cereal Retail Sales in Italy pubblicati dalla società di ricerca Nielsen che ha rilevato la decisiva impennata del settore, fatta eccezione per il grano. Attualmente, con un calo del 3,9%, a essere consumate in Italia, infatti, sono solo 155 tonnellate di grano.
 
Grande il boom registrato invece dal farro le cui vendite, in aumento del 14,5%, hanno superato le 2605 tonnellate; positiva anche la crescita dei “mix di cereali” (3 cereali e 5 cereali) che in aumento del 25,2% arrivano alle 2017 tonnellate vendute. Sostenuta anche la richiesta di orzo (+15,15) che registra 1884 tonnellate, ma sorprendente è il risultato della quinoa: il cereale gluten free e dall’alto valore proteico arriva quasi a quadruplicare le sue vendite (+198%), attestandosi sulle quasi 402 tonnellate.
 
Il successo incontrato da parte dei cereali, in particolare di farro, orzo e  quinoa, sembra essere giustificato da una tendenza salutistica – questa l’opinione diffusa tra i consumatori – più che dal supporto di promozioni o sconti. Se il valore medio delle promozioni sul carrello della spesa in Italia arriva anche al 30%, secondo gli analisi la spinta promozionale di questi prodotti ha superato appena il 12%. Quanto ai maggiori consumatori di cereali, secondo il rapporto, in testa è il Nord Ovest, dove il consumo è del 30,4% del totale. Seguono, a breve distanza, le regioni del Centro (28.6%), e dal Nord Est (24,5%). Sulle tavole del Sud arrivano invece solo il 16,5%, anche se il trend risulta anche qui in aumento.

di Alessandra Cioccarelli

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