Abbiamo trovato 0 risultati
Se cerchi la ricetta per un pasto gustoso,sano e nutriente, la spigola all’acqua pazza è ciò che fa per te. Si tratta di un secondo piatto di pesce molto facile da preparare, che si presta sia ad una cot...
Lavare bene le spigole eliminando eventuali residui di interiora. Tagliare a metà i pomodorini.
In un’ampia padella scaldare un filo d’olio e, quando ben caldo, aggiungere le spigole.
Aggiungere il prezzemolo, lo spicchio d’aglio e i pomodorini.
Sfumare con il vino.
Infine aggiungere l’acqua, regolare di sale e spolverare con origano secco. Coprire la padella con il coperchio e cuocere 20 minuti a fiamma dolce.
Se cerchi la ricetta per un pasto gustoso,sano e nutriente, la spigola all’acqua pazza è ciò che fa per te. Si tratta di un secondo piatto di pesce molto facile da preparare, che si presta sia ad una cottura in padella, che ad una cottura in forno. Avrete bisogno di pochi ingredienti e in circa mezz’ora potrete portare in tavola un piatto profumato, leggero e con un sughetto semplicemente irresistibile. Ecco come prepararlo.
La preparazione all’acqua pazza è tipica della città di Napoli, e consiste nella cottura in umido del pesce. Quest’ultimo viene infatti fatto andare a fuoco lento con olio, aglio, pomodorini, sale, vino bianco e acqua, con l’aggiunta di prezzemolo prima del servizio. Questo sistema di cottura, oltre ad esaltare con gusto la carne, è un metodo gustoso e ipocalorico, degno rappresentante della dieta mediterranea. È una tipologia di cottura molto adatta alla preparazione della spigola e dell’orata, pesci dalla carne pregiata e saporita, ma anche di pesci come il persico, la gallinella o la pezzogna.
Perché si chiama “acqua pazza” ? Si dice che si chiami così perchè i primi pescatori che cucinarono questo piatto utilizzarono l’acqua di mare, che con la sua schiumetta rendeva l’acqua del pesce “pazza”. Secondo altri a farla impazzire (o per meglio dire ubriacare) era invece proprio l’aggiunta di vino bianco.
Un’ipotesi molto interessante è quella sostenuta da Enrico Durazzo, che attribuisce la paternità della cottura del pesce all’acqua pazza ai pescatori napoletani. Secondo Durazzo la nascita risale alla dine dell’Ottocento, quando in Italia fu introdotta la tassa sul sale, che all’epoca era un bene che ricadeva nel monopolio di Stato. Per ovviare al problema del costo del sale da cucina, a Napoli si introdusse l’acqua di mare per cuocere il pesce.
Tra i più grandi estimatori di questo piatto c’era l’attore napoletano Totò, che lo ordinava spessissimo nei ristoranti di Capri, contribuendo, soprattutto a partire dagli anni Sessanta, a far diffondere la ricetta.