Villa Necchi Campiglio, un gioiello di rivoluzionaria bellezza
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Siamo nel “quadrilatero del silenzio”, eppure è di Milano che stiamo parlando. In via Mozart, nel quartiere Liberty, in zona Porta Venezia, si trova Villa Necchi Campiglio, una meta di grande interesse artistico sebbene meno nota rispetto alle più celebri attrazioni meneghine. Progettata da Piero Portaluppi nei primi anni Trenta del Novecento, precisamente tra il 1932 e il 1935, per volere di Angelo Campiglio e le sorelle Necchi (quelle delle macchina da cucire, per intenderci), costituisce infatti un esempio architettonico di grande modernità ed estro creativo.
Dimora privata in stile razionalista, questa lussuosa residenza, concepita per conciliare le esigenze pratiche ed estetiche della famiglia dell’alta borghesia lombarda, presenta nell’ampio giardino che circonda l’abitazione due assolute novità per l’epoca: il campo da tennis e la piscina riscaldata, nonché prima piscina privata realizzata in Italia. Praticità e agiatezza si ritrovano, del resto, anche negli interni del complesso abitativo, sviluppato su due piani e dotato delle maggiori modernità in termini di comfort, sicurezza e attività ricreative: dalla palestra (con spogliatoio e docce annesse), al cinema, ai caveu murati per arrivare al montavivande, ai citofoni interni e all’ascensore. L’aspetto più classico e tradizionale delle sale, di ispirazione settecentesca, è invece da ascrivere a Tommaso Buzzi, architetto chiamato dai proprietari, tra il 1938 e il secondo dopoguerra, per ammorbidire – con drappi, tendaggi e arredi antiquariali e molteplici rifacimenti – lo stile fin troppo rigido ed essenziale degli anni Trenta.
A rendere ancora più preziosa la visita di questa splendida villa padronale, vi è, poi, la raccolta (al piano rialzato) di Claudia Gian Ferrari che annovera disegni e sculture di artisti italiani del primo Novecento – tra gli altri Umberto Boccioni, Carlo Carrà e Giorgio de Chirico – e quella di Alighiero ed Emilietta de’ Micheli che, collocata nella Camera della Principessa al primo piano, custodisce dipinti e arti decorative del XVIII secolo. Il Vaso di Fausto Melotti e Monumento ai caduti in corda di Felice Casorati derivano, invece, da generose donazioni.
Villa Necchi Campiglio, donata al FAI dalle sorelle Gigina e Nedda nel 2001, dopo un accurato restauro dal 2008 è aperta al pubblico e ospita frequentemente mostre ed eventi per adulti e bambini. Insieme a Casa Boschi Di Stefano, al Museo Poldi Pezzoli e al Museo Bagatti Valsecchi fa parte del Circuito delle Case Museo di Milano.
Archivio FAI - foto di Giorgio Majno
di Alessandra Cioccarelli
Siamo nel “quadrilatero del silenzio”, eppure è di Milano che stiamo parlando. In via Mozart, nel quartiere Liberty, in zona Porta Venezia, si trova Villa Necchi Campiglio, una meta di grande interesse artistico sebbene meno nota rispetto alle più celebri attrazioni meneghine. Progettata da Piero Portaluppi nei primi anni Trenta del Novecento, precisamente tra il 1932 e il 1935, per volere di Angelo Campiglio e le sorelle Necchi (quelle delle macchina da cucire, per intenderci), costituisce infatti un esempio architettonico di grande modernità ed estro creativo.
Dimora privata in stile razionalista, questa lussuosa residenza, concepita per conciliare le esigenze pratiche ed estetiche della famiglia dell’alta borghesia lombarda, presenta nell’ampio giardino che circonda l’abitazione due assolute novità per l’epoca: il campo da tennis e la piscina riscaldata, nonché prima piscina privata realizzata in Italia. Praticità e agiatezza si ritrovano, del resto, anche negli interni del complesso abitativo, sviluppato su due piani e dotato delle maggiori modernità in termini di comfort, sicurezza e attività ricreative: dalla palestra (con spogliatoio e docce annesse), al cinema, ai caveu murati per arrivare al montavivande, ai citofoni interni e all’ascensore. L’aspetto più classico e tradizionale delle sale, di ispirazione settecentesca, è invece da ascrivere a Tommaso Buzzi, architetto chiamato dai proprietari, tra il 1938 e il secondo dopoguerra, per ammorbidire – con drappi, tendaggi e arredi antiquariali e molteplici rifacimenti – lo stile fin troppo rigido ed essenziale degli anni Trenta.
A rendere ancora più preziosa la visita di questa splendida villa padronale, vi è, poi, la raccolta (al piano rialzato) di Claudia Gian Ferrari che annovera disegni e sculture di artisti italiani del primo Novecento – tra gli altri Umberto Boccioni, Carlo Carrà e Giorgio de Chirico – e quella di Alighiero ed Emilietta de’ Micheli che, collocata nella Camera della Principessa al primo piano, custodisce dipinti e arti decorative del XVIII secolo. Il Vaso di Fausto Melotti e Monumento ai caduti in corda di Felice Casorati derivano, invece, da generose donazioni.
Villa Necchi Campiglio, donata al FAI dalle sorelle Gigina e Nedda nel 2001, dopo un accurato restauro dal 2008 è aperta al pubblico e ospita frequentemente mostre ed eventi per adulti e bambini. Insieme a Casa Boschi Di Stefano, al Museo Poldi Pezzoli e al Museo Bagatti Valsecchi fa parte del Circuito delle Case Museo di Milano.
Archivio FAI - foto di Giorgio Majno
di Alessandra Cioccarelli
Dimora privata in stile razionalista, questa lussuosa residenza, concepita per conciliare le esigenze pratiche ed estetiche della famiglia dell’alta borghesia lombarda, presenta nell’ampio giardino che circonda l’abitazione due assolute novità per l’epoca: il campo da tennis e la piscina riscaldata, nonché prima piscina privata realizzata in Italia. Praticità e agiatezza si ritrovano, del resto, anche negli interni del complesso abitativo, sviluppato su due piani e dotato delle maggiori modernità in termini di comfort, sicurezza e attività ricreative: dalla palestra (con spogliatoio e docce annesse), al cinema, ai caveu murati per arrivare al montavivande, ai citofoni interni e all’ascensore. L’aspetto più classico e tradizionale delle sale, di ispirazione settecentesca, è invece da ascrivere a Tommaso Buzzi, architetto chiamato dai proprietari, tra il 1938 e il secondo dopoguerra, per ammorbidire – con drappi, tendaggi e arredi antiquariali e molteplici rifacimenti – lo stile fin troppo rigido ed essenziale degli anni Trenta.
A rendere ancora più preziosa la visita di questa splendida villa padronale, vi è, poi, la raccolta (al piano rialzato) di Claudia Gian Ferrari che annovera disegni e sculture di artisti italiani del primo Novecento – tra gli altri Umberto Boccioni, Carlo Carrà e Giorgio de Chirico – e quella di Alighiero ed Emilietta de’ Micheli che, collocata nella Camera della Principessa al primo piano, custodisce dipinti e arti decorative del XVIII secolo. Il Vaso di Fausto Melotti e Monumento ai caduti in corda di Felice Casorati derivano, invece, da generose donazioni.
Villa Necchi Campiglio, donata al FAI dalle sorelle Gigina e Nedda nel 2001, dopo un accurato restauro dal 2008 è aperta al pubblico e ospita frequentemente mostre ed eventi per adulti e bambini. Insieme a Casa Boschi Di Stefano, al Museo Poldi Pezzoli e al Museo Bagatti Valsecchi fa parte del Circuito delle Case Museo di Milano.
Archivio FAI - foto di Giorgio Majno
di Alessandra Cioccarelli
Siamo nel “quadrilatero del silenzio”, eppure è di Milano che stiamo parlando. In via Mozart, nel quartiere Liberty, in zona Porta Venezia, si trova Villa Necchi Campiglio, una meta di grande interesse artistico sebbene meno nota rispetto alle più celebri attrazioni meneghine. Progettata da Piero Portaluppi nei primi anni Trenta del Novecento, precisamente tra il 1932 e il 1935, per volere di Angelo Campiglio e le sorelle Necchi (quelle delle macchina da cucire, per intenderci), costituisce infatti un esempio architettonico di grande modernità ed estro creativo.
Dimora privata in stile razionalista, questa lussuosa residenza, concepita per conciliare le esigenze pratiche ed estetiche della famiglia dell’alta borghesia lombarda, presenta nell’ampio giardino che circonda l’abitazione due assolute novità per l’epoca: il campo da tennis e la piscina riscaldata, nonché prima piscina privata realizzata in Italia. Praticità e agiatezza si ritrovano, del resto, anche negli interni del complesso abitativo, sviluppato su due piani e dotato delle maggiori modernità in termini di comfort, sicurezza e attività ricreative: dalla palestra (con spogliatoio e docce annesse), al cinema, ai caveu murati per arrivare al montavivande, ai citofoni interni e all’ascensore. L’aspetto più classico e tradizionale delle sale, di ispirazione settecentesca, è invece da ascrivere a Tommaso Buzzi, architetto chiamato dai proprietari, tra il 1938 e il secondo dopoguerra, per ammorbidire – con drappi, tendaggi e arredi antiquariali e molteplici rifacimenti – lo stile fin troppo rigido ed essenziale degli anni Trenta.
A rendere ancora più preziosa la visita di questa splendida villa padronale, vi è, poi, la raccolta (al piano rialzato) di Claudia Gian Ferrari che annovera disegni e sculture di artisti italiani del primo Novecento – tra gli altri Umberto Boccioni, Carlo Carrà e Giorgio de Chirico – e quella di Alighiero ed Emilietta de’ Micheli che, collocata nella Camera della Principessa al primo piano, custodisce dipinti e arti decorative del XVIII secolo. Il Vaso di Fausto Melotti e Monumento ai caduti in corda di Felice Casorati derivano, invece, da generose donazioni.
Villa Necchi Campiglio, donata al FAI dalle sorelle Gigina e Nedda nel 2001, dopo un accurato restauro dal 2008 è aperta al pubblico e ospita frequentemente mostre ed eventi per adulti e bambini. Insieme a Casa Boschi Di Stefano, al Museo Poldi Pezzoli e al Museo Bagatti Valsecchi fa parte del Circuito delle Case Museo di Milano.
Archivio FAI - foto di Giorgio Majno
di Alessandra Cioccarelli