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Santarcangelo di Romagna il fascino della tradizione

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Volti le spalle al mare e tra Rimini e "l'azzurra vision di San Marino" (per dirla con il Pascoli) lo sguardo incontra la "magica e rosata visione di Santarcangelo". Bastano pochi chilometri per lasciare i riti mondani della costa romagnola e addentrarsi altrove. Solo 10 chilometri per tuffarsi non nelle acque dell'Adriatico ma nelle due anime, popolare e nobile, di questo borgo che dal 1828, per concessione di papa Leone XII, può vantare il titolo di città, ma conserva e protegge le sue secolari tradizioni paesane. Un luogo incantato e misterioso, per la sua storia antica, per l'intrico delle grotte che formano il suo sottosuolo, per il suo essere capitale della poesia dialettale, per i suoi eventi e le sue antiche fiere, come quelle di San Michele e di San Martino.
Passeggiando tra Medioevo e Settecento Il nucleo storico di Santarcangelo è diviso in due parti (ancora due anime): una medioevale sopraelevata e l'altra settecentesca che si estende alla base del colle. Il cuore del paese antico, su cui domina l'imponente Rocca Malatestiana, conserva la tipica struttura del borgo fortificato e si erge sopra un morbido colle, il Monte Giove, che cela nelle sue viscere oltre cento Grotte tufacee considerate uno dei misteri più affascinanti e intriganti della Romagna. All'interno delle grotte, che si snodano nel ventre del colle formando una vera e propria città sotterranea, sono stati ricavati nei secoli spazi di notevole valore architettonico. Non si sa per quali scopi siano state scavate quelle più antiche (c'e chi sostiene che potessero essere luoghi di culto pagano o cristiano). Nel tempo, comunque, le grotte sono state usate come cantine e magazzini, grazie alla temperatura costante di 12/13°C, e come rifugi per la popolazione locale durante la guerra. Alcune di queste grotte sono aperte al pubblico ed è possibile visitarle. Uno degli ingressi si trova sulla Piazzetta delle Monache, dove si affacciano anche la piccola Chiesa delle Suore Bianche dell'Immacolata Concezione, opera del Bibiena, e il cinquecentesco Monastero delle SS. Caterina e Barbara. Al centro della piazza si trova un raro pozzo medioevale. 
Le antiche porte del Campanone Vecchio e Cervese segnano l'ingresso del complesso fortificato della Rocca che risale al 1386, quando Carlo Malatesta fece costruire la grande torre quadrangolare. La Porta Cervese è anche chiamata "porta del sale" perché, anticamente, da questo punto iniziava la via che collegava Santarcangelo con Cervia, città nota soprattutto per le sue saline. A poca distanza da una delle entrate delle grotte, in Via Della Costa 11, si trova il piccolo e curioso Museo del Bottone (orari: 10/12 – 15/18) creato e condotto da Giorgio Gallavotti. Titolare di una vecchia merceria fino al 2001, aperta dal padre nel 1929, Gallavotti trovò nel vecchio magazzino due intere pareti di scatole di bottoni che non solo conservò ma che, con molta pazienza, riordinò cronologicamente con riferimento ai prezzi, ai modelli e ai materiali. E alla fine si è ritrovato con un museo dei bottone dalla fine del 1800 ai tempi nostri.
Continuando a passeggiare per il centro storico, attraverso strette e tortuose viuzze, fiancheggiate da case caratteristiche, con mura solide e balconi fioriti, ci si imbatte in una delle più suggestive attrattive di Santarcangelo: la Stamperia Marchi, celebre bottega di stampa a ruggine su stoffa. Affezionata cliente ed estimatrice di questa tipica produzione romagnola è stata anche la principessa Margaret d'Inghilterra. Nella stamperia Marchi, oltre ai quasi tremila stampi in legno intagliati a mano usati per decorare i tessuti, si trova fin dal 1633 il Mangano utilizzato per stirare (ovvero dare lustro) alle tele di canapa o di cotone prima della stampa: e l'unico rimasto al mondo di tali dimensioni ed è usato ancora oggi.
Quasi dietro l'angolo della Stamperia Marchi, in piazza Balacchi, ci si imbatte in una delle espressioni più appariscenti del Settecento a Santarcangelo: l'imponente chiesa La Collegiata, costruita tra il 1744 e il 1756. Dietro le sobrie forme della facciata conserva all'interno interessanti opere pittoriche, tra cui un Crocifisso di scuola riminese del ‘300, attribuito a Pietro da Rimini, un prezioso Polittico di Jacopo di Bonomo e la tela di S. Eligio, del 1635, di Guido Cagnacci. Sopra la porta d'ingresso della chiesa è possibile vedere il grande organo decorato in stile tardo rococò, opera di Gaetano Callido del 1779. Sullo stesso slargo, proprio di fronte alla chiesa, una piccola "tentazione" decisamente più mondana invita a fare una pausa. E' il Caffe delle Rose: sosta golosa, di grande fascino e sottile seduzione. Ai tavoli del salone principale, con il soffitto a cassettoni, e dei salottini coccolosi trovate un'atmosfera calda e avvolgente; d'estate ci si può accomodare nei salotti del déhors. Pasticceria dolce e salata di produzione artigianale, ma anche chicche gastronomiche di qualità, cocktail, vini, whisky pregiati, cioccolata calda… e un ottimo caffè. Insomma, quello che ci vuole per rilassarsi e poi riprendere il cammino. E scendere lungo la via con i portici, che celano piccoli negozi di alimentari segnalati da divertenti insegne, fino alla vasta Piazza Ganganelli dominata da un'altra appariscente espressione settecentesca: l'Arco Ganganelli eretto nel 1777, a tre anni dalla sua morte, in onore di papa Clemente XIV, nato Lorenzo Ganganelli a Santarcangelo, e rimasto celebre per avere soppresso la compagnia dei Gesuiti.

Mercati, cantastorie e kermesse teatrali
E a significare che a Santarcangelo tradizione non è solo una parola o un ricordo, ma una parte vitale della vita cittadina basta andare a visitare il MET Museo degli usi e Costumi della Gente di Romagna (Orario estivo (1 maggio – 31 ottobre: Martedì e Giovedì 9,00/11,00 (su chiamata); Sabato 10,30/12,30; Martedì, Mercoledì, Giovedì, Venerdì, Sabato, Domenica 16,30/19,30)."La Capanna della Memoria", così ha definito il museo il santarcangiolese poeta-sceneggiatore Tonino Guerra, conserva oggetti della cultura e civiltà contadina. Accuratamente organizzato, il museo presenta suddivisi in diverse sezioni reperti e documenti di notevole interesse. Interessanti anche gli spazi esterni tra cui l'"orto delle tradizioni popolari". Ma anche il Museo del Gioco del Pallone a Bracciale e del Tamburello (via Pio Massani 7. Tel. +39 0541 35 6111) riporta a un passato ancora vivo. Situato in un bastione della cinta muraria malatestiana, vi sono conservati numerosi attrezzi da tra cui un bracciale del 1500 e due tamburelli in pelle del 1700 e 1800. Il Museo offre inoltre una raccolta di manifesti, regolamenti, fotografie d'epoca e testi sul gioco del bracciale dal 1500 a oggi che testimoniano l'evolversi dell'antica disciplina nel gioco del tamburello, praticato ancora oggi e al quale si può assistere nel sottostante Sferisterio settecentesco.
E se i musei raccontano, le fiere e le kermesse teatrali danno la possibilità di vivere la tradizione in prima persona. La Fiera di San Michele a fine settembre è conosciuta come "Fiera degli uccelli" perché ospita, da secoli, la gara canora per uccelli alla quale partecipano allevatori di richiami vivi e che si svolge all'alba. Tra le varie attrazioni: La Chesa di Gazott, mostra di volatili da compagnia; Cose Vecchie del Mondo Animale, una mostra di attrezzi, immagini e ricordi legati alle tradizioni venatorie e ai primi allevamenti avicoli; la Vecchia Fattoria… Da qualche edizione è tornata anche la Mostra Cinofila. In occasione della fiera, Piazza Ganganelli viene ribattezzata "La piazza verde" ed è letteralmente ricoperta di piante e fiori. Tra le cose da comprare: articoli per il giardinaggio, i prodotti naturali e biologici, in vendita nel Mercato della salute che si snoda nel centro del paese e tanti altri articoli proposti dagli oltre 200 espositori.
La celebre Fiera di San Martino in novembre è detta anche la fira di bec' ((bec e il caprone e… il cornuto!). I cornuti sono rappresentati da un simbolo provocatorio: un paio di grandi corna, appese sotto l'Arco Manganelli, che oscillando dovrebbero segnalare se chi ci passa sotto e vittima del tradimento dell'amata… A parte questa spassosa usanza, la fiera e conosciuta a livello nazionale anche perché ospita uno degli spettacoli di strada più affascinanti: il Festival dei Cantastorie, che fa rivivere momenti di antica saggezza popolare. E per la gioia degli occhi e del palato di tutti i buongustai, c'e la Casa dell'Autunno, una grande mostra mercato dove si possono trovare mille golosità: dai tartufi al miele, dall'olio al formaggio, dalle conserve al vino novello.
Non mancano poi, oltre al tradizionale mercato ambulante, esposizioni di piccolo antiquariato, artigianato e macchine agricole, che invadono il borgo fin negli angoli più reconditi. E nella terra che ha dato i natali a poeti come Tonino Guerra e Raffaello Baldini, immancabile è l'appuntamento estivo (in luglio) con Santarcangelo dei Teatri d'Europa che ogni anno porta nelle piazze e nelle strade del borgo le esperienze teatrali più significative a livello europeo. Gli spettacoli si svolgono nei luoghi più svariati: anfiteatri, capannoni industriali, grotte tufacee, vecchie colonie abbandonate e giardini. Per circa dieci giorni tutto viene trasformato in un palcoscenico.

Un regno di sapori e piaceri genuini
Cultura, storia e tradizione si travasano in quella cheèe sempre stata una delle peculiarità della terra di Romagna: la buona tavola. Qui non si mangia solo per nutrirsi, ma per incontrarsi, per parlare, discutere, creare. Qui mangiare è celebrare un rito. Si va al ristorante, ma si attendono sapori e atmosfere che ricordano casa. Si desidera un ambiente genuino, sia esso rustico o elegante. Ristoranti e trattorie, naturalmente, non mancano a Santarcangelo come la Trattoria del Passatore (Via Cavour, 1 – 47822 Santarcangelo (RN). Tel. +39 0541 625466; info@trattoriadelpassatore.com. Chiuso mercoledì) che si trova nel centro storico e dove la pasta e fatta a mano (tagliatelle, cappelletti in brodo e ravioli, passatelli, strozzapreti, rigorosamente conditi con verdure di stagione e carne scelta). E poi specialità al tartufo. 
Per riscoprire i sapori della Romagna di un tempo. Ma due indirizzi si distinguono per le loro offerte culinarie e di atmosfera. Proprio sull'ingresso di una grotta magazzino secoli fa nacque una locanda che porta oggi il nome di Lazaroun. E' un ristorante suggestivo, rustico-elegante, ricco di atmosfera. Accattivante, come il suo nome. Perché Lazaroun in Romagna e un modo simpatico e salace per apostrofare un amico un po' scapestrato ma al quale si vuole molto bene. La proposta del Lazaroun di Roberto Lazzaretti è quella di una lunga storia che continua… oltre la tradizione. Le specialità sono tante e tutte saldamente ancorate alle radici del territorio. In più, luci morbide, cortesia e quel tanto di allegria che non guasta, l'ottimo rapporto qualità prezzo, fanno del Lazaroun una delle mete preferite dai buongustai.
Versione moderna dell'osteria tradizionale romagnola, La Sangiovesa nasce, invece, dall'incontro tra l'editore Manlio Maggioli e il poeta Tonino Guerra. Nel cuore di Santarcangelo, ai piedi della scalinata che porta alla Torre dell'Orologio, e collocata nell'antico Palazzo Nadiani,. A segnalare il ristorante sulla porta, dipinte da Marco Bravura, le giunoniche e opulente Sangiovese di Federico Fellini. Un paziente lavoro di recupero ha portato alla creazione degli ambienti dell'osteria e del ristorante. L'atmosfera dell'osteria è rimasta quella di un ambiente giocoso e semplice dove, in passato, i santarcangiolesi si mischiavano ai forestieri per gustare un bicchiere di vino, di "quello buono". Il ristorante si sviluppa in sette sale, ognuna con una sua caratteristica come la la Sala Malatesta dedicata ai Malatesta di Rimini, o la più intima Angolo Valmarecchia. Particolari curiosi sono le sette stufe-scultura, nate da un'idea di Tonino Guerra, che adornano le sale e hanno nomi suggestivi: la Stufa della Fessura Profonda, la Stufa dei Ricordi Perduti, la Stufa dei Pianeti Sognanti… E se e vero che, come recita un vecchio adagio, "a tavola non s'invecchia", a Santarcangelo tra i meandri dei vicoli e dei ricordi, da qualche parte, si nasconde la fonte dell'eterna giovinezza. Santarcangelo di Romagna il fascino della tradizione
Piazza Ganganelli, 1
Santarcangelo di Romagna
Rimini
urp@comune.santarcangelo.rn.it
0541356111


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