Rivoluzioni in cucina. Il teflon e la prima padella antiaderente
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Cosa c’è di più pratico e comune nelle nostre cucine di una bella padella antiaderente? Recente ma utilissima invenzione, questo utensile permette di cucinare gli alimenti evitando che si attacchino al fondo, limitando o persino escludendo del tutto l’impiego di olio o altri condimenti. Ma vi siete mai chiesti a quando risale la sua nascita?
Pratica e in alcuni casi davvero indispensabile. Cosa c’è di più semplice e comune nelle nostre cucine di una bella padella antiaderente? Recente ma utilissima invenzione, questo utensile permette di cucinare gli alimenti evitando che si attacchino al fondo, limitando o persino escludendo del tutto l’impiego di olio o altri condimenti. Ma vi siete mai chiesti a quando risale la sua nascita?
All’origine di tutto c’è il teflon, il materiale inventato nel 1938 dal chimico americano Roy Plunkett (1911-1994) della mutinazionale DuPonte. In sostanza un “lubrificante solido” per rivestire le canne delle armi da fuoco in modo tale da ridurre l’attrito con i proiettili. All’ingegnere francese Marc Gregoire (1906-1996) spetta, però, la felice intuizione di impiegare il teflon per una nuova applicazione, del tutto estranea al contesto militare.
O meglio non poco merito va alla moglie del signor Gregoire: fu infatti la giovane Colette, a onor del vero, a suggerire di rivestire con il teflon pentole e padelle per cuocere i cibi senza farli attaccare. Avendo escogitato una modalità per unire l’alluminio al materiale detto politetrafluoroetilene o teflon, Gregoire fu in grado nel 1954 di realizzare la prima padella antiaderente. E, solo due anni più tardi, il brillante ingegnere, fondando la Tefal – contrazione di Teflon e alluminio – diede vita a una vera e propria produzione industriale e commercializzazione di padelle “che non attaccano”.
Oggi le pentole e padelle di qualità che troviamo in commercio sono in ghisa e capaci di distribuire il calore riducendo l’aderenza. Il Teflon infatti, pur essendo atossico, quando viene riscaldato emana fluorocarburi che possono essere nocivi.
Di Alessandra Cioccarelli
Pratica e in alcuni casi davvero indispensabile. Cosa c’è di più semplice e comune nelle nostre cucine di una bella padella antiaderente? Recente ma utilissima invenzione, questo utensile permette di cucinare gli alimenti evitando che si attacchino al fondo, limitando o persino escludendo del tutto l’impiego di olio o altri condimenti. Ma vi siete mai chiesti a quando risale la sua nascita?
All’origine di tutto c’è il teflon, il materiale inventato nel 1938 dal chimico americano Roy Plunkett (1911-1994) della mutinazionale DuPonte. In sostanza un “lubrificante solido” per rivestire le canne delle armi da fuoco in modo tale da ridurre l’attrito con i proiettili. All’ingegnere francese Marc Gregoire (1906-1996) spetta, però, la felice intuizione di impiegare il teflon per una nuova applicazione, del tutto estranea al contesto militare.
O meglio non poco merito va alla moglie del signor Gregoire: fu infatti la giovane Colette, a onor del vero, a suggerire di rivestire con il teflon pentole e padelle per cuocere i cibi senza farli attaccare. Avendo escogitato una modalità per unire l’alluminio al materiale detto politetrafluoroetilene o teflon, Gregoire fu in grado nel 1954 di realizzare la prima padella antiaderente. E, solo due anni più tardi, il brillante ingegnere, fondando la Tefal – contrazione di Teflon e alluminio – diede vita a una vera e propria produzione industriale e commercializzazione di padelle “che non attaccano”.
Oggi le pentole e padelle di qualità che troviamo in commercio sono in ghisa e capaci di distribuire il calore riducendo l’aderenza. Il Teflon infatti, pur essendo atossico, quando viene riscaldato emana fluorocarburi che possono essere nocivi.
Di Alessandra Cioccarelli