Progetto Spumanti d?Abruzzo. I primi risultati
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Tre importanti realtà abruzzesi insieme per valorizzare, in versione bollicine, cinque vitigni autoctoni dalle strepitose potenzialità. Dopo un anno di lavoro si vedono i primi frutti di questo impegno e si cominciano ad assaggiare vini che ancora non sono in commercio, ma che promettono molto bene
Codice Citra, la più grande cooperativa vinicola abruzzese, l’Università di Teramo e il Centro di ricerca viticola ed enologica d’Abruzzo, hanno deciso di dar vita a un progetto di ricerca e sviluppo che punta alle bollicine da vitigni autoctoni.
Le varietà interessate sono la bianca Cococciola, l’autoctono per eccellenza d’Abruzzo, il Pecorino, diffuso nelle Marche meridionali, in Abruzzo e in alcune microzone dell’Umbria e del Lazio e oggi in grande espansione, il Montonico, poco più di 70 ettari coltivati quasi solo nel teramano, la Passerina, un vitigno molto antico originario della fascia adriatica e il Montepulciano, l’uva rossa più conosciuta in queste terre, atta a dar vita a vini dal buon invecchiamento grazie alla sua naturale acidità.
Progetto Spumanti Abruzzo Dop punta innanzitutto alla valorizzazione della Doc Abruzzo istituita di recente, ma anche all’esaltazione di vitigni che sono in grado di esprimere potenzialità interessanti anche in versione spumante, tipologia sempre più apprezzata dai consumatori.
I vigneti coinvolti nel progetto sono quelli appartenenti ai tre mila soci della Cooperativa Codice Citra e sono collocati in aree molto diverse fra loro: dalla fascia litoranea alla pedemontana. Il progetto prevede che tutto venga perfettamente controllato: dalle tecniche di allevamento delle uve, alle rese, dalla potatura secca o verde alla scelta dell’epoca vendemmiale. In cantina si faranno sia vinificazioni in bianco, sia in rosè e si studierà la presa di spuma applicando entrambi i metodi (Martinotti, con rifermentazione in autoclave e Metodo Classico, con rifermentazione in bottiglia).
Dopo quasi un anno di lavoro, si possono cominciare a raccogliere i primi frutti e, come è emerso lo scorso 5 luglio in un convegno a Ortona (Chieti), tutti i soggetti interessati sono ancora più convinti della validità del progetto e dell’immensa potenzialità delle uve d’Abruzzo.
di Elena Caccia
Codice Citra, la più grande cooperativa vinicola abruzzese, l’Università di Teramo e il Centro di ricerca viticola ed enologica d’Abruzzo, hanno deciso di dar vita a un progetto di ricerca e sviluppo che punta alle bollicine da vitigni autoctoni.
Le varietà interessate sono la bianca Cococciola, l’autoctono per eccellenza d’Abruzzo, il Pecorino, diffuso nelle Marche meridionali, in Abruzzo e in alcune microzone dell’Umbria e del Lazio e oggi in grande espansione, il Montonico, poco più di 70 ettari coltivati quasi solo nel teramano, la Passerina, un vitigno molto antico originario della fascia adriatica e il Montepulciano, l’uva rossa più conosciuta in queste terre, atta a dar vita a vini dal buon invecchiamento grazie alla sua naturale acidità.
Progetto Spumanti Abruzzo Dop punta innanzitutto alla valorizzazione della Doc Abruzzo istituita di recente, ma anche all’esaltazione di vitigni che sono in grado di esprimere potenzialità interessanti anche in versione spumante, tipologia sempre più apprezzata dai consumatori.
I vigneti coinvolti nel progetto sono quelli appartenenti ai tre mila soci della Cooperativa Codice Citra e sono collocati in aree molto diverse fra loro: dalla fascia litoranea alla pedemontana. Il progetto prevede che tutto venga perfettamente controllato: dalle tecniche di allevamento delle uve, alle rese, dalla potatura secca o verde alla scelta dell’epoca vendemmiale. In cantina si faranno sia vinificazioni in bianco, sia in rosè e si studierà la presa di spuma applicando entrambi i metodi (Martinotti, con rifermentazione in autoclave e Metodo Classico, con rifermentazione in bottiglia).
Dopo quasi un anno di lavoro, si possono cominciare a raccogliere i primi frutti e, come è emerso lo scorso 5 luglio in un convegno a Ortona (Chieti), tutti i soggetti interessati sono ancora più convinti della validità del progetto e dell’immensa potenzialità delle uve d’Abruzzo.
di Elena Caccia