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L'appetito vien leggendo..."Vini di confine"
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Attilio Scienza, uno dei maggiori agronomi italiani e Serena Imazio, biologa, ci accompagnano in un viaggio a due, alla scoperta della viticoltura lombarda
La viticoltura vista come un viaggio in un girone dantesco. “Vini di confine. Storie, leggende e vigneti di Lombardia” è l’ultimo libro di Attilio Scienza, uno dei massimi esperti di viticoltura in Italia e Serena Imazio, biologa con un dottorato sulla genetica dei vini caucasici.
Il professore e la biologa sono narrativamente impersonati dal maestro e dal discepolo, Ambrogio e Agostino che, insieme, percorrono tutta la Lombardia alla scoperta di vitigni e di vini. Il viaggio si svolge nello spazio e nel tempo e si può leggere di come la viticoltura sia arrivata in molte aree della regione, Milano compresa, una volta impreziosita da filari e grappoli.
Il libro insegna a anche a riconoscere il valore dell’incredibile varietà del paesaggio agricolo lombardo perché, come scrive Scienza: “Se si potesse, con un solo colpo d’occhio, osservare dall’alto l’agricoltura della Lombardia, si coglierebbero subito le grandi differenze tra le diverse zone coltivate a vite. Nessuna regione ha un’analoga varietà di luoghi, vitigni e paesaggi”.
Trentaeditore, 10 euro
di Elena Caccia
La viticoltura vista come un viaggio in un girone dantesco. “Vini di confine. Storie, leggende e vigneti di Lombardia” è l’ultimo libro di Attilio Scienza, uno dei massimi esperti di viticoltura in Italia e Serena Imazio, biologa con un dottorato sulla genetica dei vini caucasici.
Il professore e la biologa sono narrativamente impersonati dal maestro e dal discepolo, Ambrogio e Agostino che, insieme, percorrono tutta la Lombardia alla scoperta di vitigni e di vini. Il viaggio si svolge nello spazio e nel tempo e si può leggere di come la viticoltura sia arrivata in molte aree della regione, Milano compresa, una volta impreziosita da filari e grappoli.
Il libro insegna a anche a riconoscere il valore dell’incredibile varietà del paesaggio agricolo lombardo perché, come scrive Scienza: “Se si potesse, con un solo colpo d’occhio, osservare dall’alto l’agricoltura della Lombardia, si coglierebbero subito le grandi differenze tra le diverse zone coltivate a vite. Nessuna regione ha un’analoga varietà di luoghi, vitigni e paesaggi”.
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