Carni sostenibili: presentata all'Expo Gate la clessidra ambientale
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Il consumo reale di carne degli italiani è in linea con il modello nutrizionale della dieta mediterranea e garantisce il giusto equilibrio fra nutrizione, tutela ambientale e sostenibilità economica. A sostenerlo è il rapporto "La sostenibilità delle carni in Italia" presentato a Milano da Assica, Assocarni e UnaItalia
Assisa, Assocarni e UnaItalia, le più importanti associazioni di categoria delle tre principali filiere della carne (bovino, suino e avicolo), hanno presentato ieri a Milano, presso l’Expo Gate di Cairoli, la clessidra ambientale, un approccio innovativo che garantisce l’equilibrio tra nutrizione umana e tutela dell’ambiente. Se fino ad oggi il carbon footprint della filiera delle carni è stato valutato, infatti, in termini assoluti (emissioni di CO2 per kg di carne) ora, dopo due anni di studio, il rapporto “La sostenibilità delle carni in Italia” vuole proporre un nuovo modello, che valuta l’impatto di un alimento sulla base della quantità realmente consumate nell’ambito di una dieta corretta ed equilibrata. Il tutto con risultati e prospettive non scontate.
«La clessidra ambientale moltiplica l’impatto ambientale degli alimenti per le quantità settimanali suggerite dalle linee guida nutrizionali INRAN (oggi CRA-NUT) più recenti e disponibili, che prendono a modello la dieta mediterranea, e mostra come mangiare carne in giusta quantità non comporti un aumento significativo dell’impatto ambientale» – ha dichiarato in conferenza Massimo Marino, socio fondatore di Life Cycle Engineering, responsabile tecnico del progetto. «Se si segue il giusto modello alimentare, infatti, l’impatto medio settimanale della carne risulta allineato a quello di altri alimenti, per i quali gli impatti unitari sono minori, ma le quantità consumate decisamente maggiori».
In particolare la clessidra ambientale mostra come, in un modello alimentare corretto, il carbon footprint delle proteine sia pari a 7,5 kg di CO2 equivalente, un valore in linea con quello di frutta e ortaggi, che arriva a 6,7 kg CO2 eq. Dal punto di vista nutrizionale, il documento “La sostenibilità delle carni in Italia” sottolinea inoltre come i consumi reali di carne degli italiani si aggirino intorno agli 85 g al giorno, dato in linea con le più recenti indicazioni INRAN (oggi CRA-NUT) e con le dosi suggerite, quindi, per una dieta equilibrata e salutare. In merito ai possibili effetti negativi legati al consumo di carne ha dichiarato Stefano Zurrida, professore associato di Chirurgia Generale, Università degli Studi di Milano: «Per quanto riguarda la correlazione fra il consumo di carne e l’insorgere di certe patologie tumorali, è importante ricordare che gli studi condotti dal World Cancer Research Fund e dal The Institute of Cancer Research – primari Istituti di ricerca internazionali - hanno dimostrato che la relazione fra il consumo di carne e tali patologie non è dimostrabile per le quantità suggerite da una dieta equilibrata. Queste corrispondono a 100-120 g al giorno, una quantità in linea con il consumo reale degli italiani, che possono quindi beneficiare degli apporti nutrizionali della carne senza doversi preoccupare di un ipotetico rischio salute legato alla sua assunzione».
Preso in esame dallo studio, oltre al parametro ambientale e nutrizionale, anche quello dello spreco alimentare che ha evidenziato come la filiera della carne sia una delle più virtuose nel panorama dell’agroalimentare italiano.«Un’analisi puntuale dello spreco sociale nel settore delle carni deve tenere conto delle perdite che avvengono lungo tutti i passaggi, dalle operazioni agricole e/o industriali, alla distribuzione, fino al consumo» – ha precisato Ettore Capri, direttore del Centro di ricerca per lo sviluppo sostenibile (Opera – UCSC). Relativamente ad esempio al settore primario, l’allevamento ha un tasso di spreco dello 0,14%, rispetto al 0,31% del cerealicolo e al 4,67 dell’ortofrutticolo.
Di indiscutibile rilievo, del resto, anche il valore economico del settore delle carni in Italia, ricordato al termine dell’incontro: 30 miliardi di euro all’anno, rispetto ai circa 180 dell’intero settore alimentare e ai 1.500 del PIL nazionale. Per un totale, tra la filiera avicola, bovina e suina, di circa 180.00 addetti sul territorio nazionale.
Per rimanere aggiornati su tutti gli argomenti legati al mondo delle carni, è possibile consultare il nuovo sito www.carnisostenibili.it, nato dalla comunione di intenti tra Assocarni, Assisa e UnaItalia.
di Alessandra Cioccarelli
Assisa, Assocarni e UnaItalia, le più importanti associazioni di categoria delle tre principali filiere della carne (bovino, suino e avicolo), hanno presentato ieri a Milano, presso l’Expo Gate di Cairoli, la clessidra ambientale, un approccio innovativo che garantisce l’equilibrio tra nutrizione umana e tutela dell’ambiente. Se fino ad oggi il carbon footprint della filiera delle carni è stato valutato, infatti, in termini assoluti (emissioni di CO2 per kg di carne) ora, dopo due anni di studio, il rapporto “La sostenibilità delle carni in Italia” vuole proporre un nuovo modello, che valuta l’impatto di un alimento sulla base della quantità realmente consumate nell’ambito di una dieta corretta ed equilibrata. Il tutto con risultati e prospettive non scontate.
«La clessidra ambientale moltiplica l’impatto ambientale degli alimenti per le quantità settimanali suggerite dalle linee guida nutrizionali INRAN (oggi CRA-NUT) più recenti e disponibili, che prendono a modello la dieta mediterranea, e mostra come mangiare carne in giusta quantità non comporti un aumento significativo dell’impatto ambientale» – ha dichiarato in conferenza Massimo Marino, socio fondatore di Life Cycle Engineering, responsabile tecnico del progetto. «Se si segue il giusto modello alimentare, infatti, l’impatto medio settimanale della carne risulta allineato a quello di altri alimenti, per i quali gli impatti unitari sono minori, ma le quantità consumate decisamente maggiori».
In particolare la clessidra ambientale mostra come, in un modello alimentare corretto, il carbon footprint delle proteine sia pari a 7,5 kg di CO2 equivalente, un valore in linea con quello di frutta e ortaggi, che arriva a 6,7 kg CO2 eq. Dal punto di vista nutrizionale, il documento “La sostenibilità delle carni in Italia” sottolinea inoltre come i consumi reali di carne degli italiani si aggirino intorno agli 85 g al giorno, dato in linea con le più recenti indicazioni INRAN (oggi CRA-NUT) e con le dosi suggerite, quindi, per una dieta equilibrata e salutare. In merito ai possibili effetti negativi legati al consumo di carne ha dichiarato Stefano Zurrida, professore associato di Chirurgia Generale, Università degli Studi di Milano: «Per quanto riguarda la correlazione fra il consumo di carne e l’insorgere di certe patologie tumorali, è importante ricordare che gli studi condotti dal World Cancer Research Fund e dal The Institute of Cancer Research – primari Istituti di ricerca internazionali - hanno dimostrato che la relazione fra il consumo di carne e tali patologie non è dimostrabile per le quantità suggerite da una dieta equilibrata. Queste corrispondono a 100-120 g al giorno, una quantità in linea con il consumo reale degli italiani, che possono quindi beneficiare degli apporti nutrizionali della carne senza doversi preoccupare di un ipotetico rischio salute legato alla sua assunzione».
Preso in esame dallo studio, oltre al parametro ambientale e nutrizionale, anche quello dello spreco alimentare che ha evidenziato come la filiera della carne sia una delle più virtuose nel panorama dell’agroalimentare italiano.«Un’analisi puntuale dello spreco sociale nel settore delle carni deve tenere conto delle perdite che avvengono lungo tutti i passaggi, dalle operazioni agricole e/o industriali, alla distribuzione, fino al consumo» – ha precisato Ettore Capri, direttore del Centro di ricerca per lo sviluppo sostenibile (Opera – UCSC). Relativamente ad esempio al settore primario, l’allevamento ha un tasso di spreco dello 0,14%, rispetto al 0,31% del cerealicolo e al 4,67 dell’ortofrutticolo.
Di indiscutibile rilievo, del resto, anche il valore economico del settore delle carni in Italia, ricordato al termine dell’incontro: 30 miliardi di euro all’anno, rispetto ai circa 180 dell’intero settore alimentare e ai 1.500 del PIL nazionale. Per un totale, tra la filiera avicola, bovina e suina, di circa 180.00 addetti sul territorio nazionale.
Per rimanere aggiornati su tutti gli argomenti legati al mondo delle carni, è possibile consultare il nuovo sito www.carnisostenibili.it, nato dalla comunione di intenti tra Assocarni, Assisa e UnaItalia.
di Alessandra Cioccarelli