Aprire la ricerca genetica. l'appello di Confagricoltura
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In gran parte del mondo la ricerca e l’innovazione genetica in agricoltura vengono considerate come una soluzione alle sfide globali del pianeta, in Italia e in Europa come un problema. È quanto emerge dal convegno “Geni Italiani”, organizzato da Confagricoltura all’auditorium di Palazzo Italia a Expo 2015 per riflettere sulla necessità di un cambiamento
In gran parte del mondo la ricerca e l’innovazione genetica in agricoltura vengono considerate come una soluzione alle sfide globali del pianeta, in Italia e in Europa come un problema da arginare. È quanto emerge dal convegno “Geni Italiani”, organizzato da Confagricoltura all’auditorium di Palazzo Italia a Expo 2015, a cui hanno preso parte i professori Harald Von Witzke, dell’Università di Berlino, e Michele Morgante, dell’Università di Udine, e il ricercatore Roberto Defez – IBBR CNR Napoli.
«Il vero paradosso italiano – ha detto il presidente di Confagricoltura Mario Guidi – da noi sempre denunciato, è che mentre si vieta la coltivazione ai nostri imprenditori, si importa moltissima materia prima transgenica, che viene in larga parte utilizzata per produrre le nostre eccellenze agroalimentari». Una situazione di paradosso peraltro che rischia di aggravarsi con le recenti evoluzioni della normativa europea. La direttiva UE 2015/412 approvata quest’anno permette, infatti, agli Stati membri di vietare la coltivazione di Ogm a proprio piacimento. In parallelo è stata varata una proposta di regolamento che consente la medesima libertà nel vietare l’utilizzo a fini mangistici e alimentari di prodotti Ogm.
Da non sottovalutare del resto, ricorda Confagricoltura, che nonostante le resistenze di Italia e gran parte di Europa, laddove sono impiegati gli Ogm non pochi sono i vantaggi per il settore e la collettività. Attualmente sono 181 milioni gli ettari a transgenico nel mondo e, in concomitanza con l’incremento delle superfici, è diminuito l’utilizzo di agrofarmaci del 37%, sono aumentate le rese del 22% ed il profitto degli agricoltori è cresciuto del 66%. Chiaro dunque l’appello del presidente di Confragricoltura al governo di aprire la ricerca genetica: «Il problema dell’Italia è l’assenza di una politica a favore di una ricerca per l’innovazione e la genetica in agricoltura. Abbiamo bandito la ricerca in campo aperto su una delle principali innovazioni adottate in tutto il mondo. Non solo. Abbiamo eccellenze, ricercatori e accademie che sono ampiamente in grado di lavorare su questi temi producendo innovazioni di cui la nostra agricoltura può ben beneficiare».
di Alessandra Cioccarelli
In gran parte del mondo la ricerca e l’innovazione genetica in agricoltura vengono considerate come una soluzione alle sfide globali del pianeta, in Italia e in Europa come un problema da arginare. È quanto emerge dal convegno “Geni Italiani”, organizzato da Confagricoltura all’auditorium di Palazzo Italia a Expo 2015, a cui hanno preso parte i professori Harald Von Witzke, dell’Università di Berlino, e Michele Morgante, dell’Università di Udine, e il ricercatore Roberto Defez – IBBR CNR Napoli.
«Il vero paradosso italiano – ha detto il presidente di Confagricoltura Mario Guidi – da noi sempre denunciato, è che mentre si vieta la coltivazione ai nostri imprenditori, si importa moltissima materia prima transgenica, che viene in larga parte utilizzata per produrre le nostre eccellenze agroalimentari». Una situazione di paradosso peraltro che rischia di aggravarsi con le recenti evoluzioni della normativa europea. La direttiva UE 2015/412 approvata quest’anno permette, infatti, agli Stati membri di vietare la coltivazione di Ogm a proprio piacimento. In parallelo è stata varata una proposta di regolamento che consente la medesima libertà nel vietare l’utilizzo a fini mangistici e alimentari di prodotti Ogm.
Da non sottovalutare del resto, ricorda Confagricoltura, che nonostante le resistenze di Italia e gran parte di Europa, laddove sono impiegati gli Ogm non pochi sono i vantaggi per il settore e la collettività. Attualmente sono 181 milioni gli ettari a transgenico nel mondo e, in concomitanza con l’incremento delle superfici, è diminuito l’utilizzo di agrofarmaci del 37%, sono aumentate le rese del 22% ed il profitto degli agricoltori è cresciuto del 66%. Chiaro dunque l’appello del presidente di Confragricoltura al governo di aprire la ricerca genetica: «Il problema dell’Italia è l’assenza di una politica a favore di una ricerca per l’innovazione e la genetica in agricoltura. Abbiamo bandito la ricerca in campo aperto su una delle principali innovazioni adottate in tutto il mondo. Non solo. Abbiamo eccellenze, ricercatori e accademie che sono ampiamente in grado di lavorare su questi temi producendo innovazioni di cui la nostra agricoltura può ben beneficiare».
di Alessandra Cioccarelli