Il tè non si stappa. Per questa ragione la modalità di preparazione è tutt’altro che secondaria. Abbiamo chiesto a Barbara Sighieri, esperta di tè e proprietaria della Teiera Eclettica (un posticino che è un amore in Porta Venezia a Milano), di indicarci alcuni suggerimenti per servire in tavola un tè fatto a regola d’arte.
L’importanza dell’acqua – Quando si parla di tè, non si può fare a meno di parlare di acqua, l’habitat naturale dove il tè sprigiona le sue qualità aromatiche. Già nel VIII secolo d.c. il Cha Jing (Il Canone del tè), il primo monografico scritto sulla storia del tè, dedica del resto un intero capitolo alla trattazione dell’argomento. Il consiglio di Barbara è di preferire, all’acqua del rubinetto, una oligominerale, possibilmente con basso residuo fisso e un buon equilibrio di sali minerali. Grazie a questa semplice accortezza il tè non formerà la sgradevole patina in superficie e non diventerà torbido come accade con l’acqua del rubinetto. Inoltre in questo modo il tè diventerà amaro meno rapidamente.
La giusta temperatura – Ogni tipologia di tè prevede una certa temperatura dell’acqua. Rispettare la corretta temperatura è fondamentale per non accentuare in modo eccessivo la nota amara del tè. Il calore è, inoltre, di grande importanza nel caso di infusi con frutti, o ancor di più con radici, che richiedono, a differenza delle foglie tenere, una maggiore difficoltà per estrarre i principi.
La varietà - Verde, bianco, giallo, nero, rosso, blu. Per chi ama il tè c’è l’imbarazzo della scelta. Non tutti sanno però che oltre a cambiare il gusto e il colore, a seconda della tipologia di tè consumato, cambiano anche le proprietà benefiche.
Una bevanda adattabile – In Oriente amano il tè amaro, in Occidente c’è una forte tendenza al dolce. La scelta nella panoramica del tè d’altronde è vastissima: il tè è una pianta sempreverde, che viene raccolta in alcuni Paesi addirittura 11 mesi l’anno. Massima è quindi l’offerta disponibile. Il gusto del tè peraltro è modulabile in base al proprio palato. A seconda che desideriate un tè più leggero o un tè più carico, è sufficiente variare la quantità di foglie impiegate. È sbagliato lasciare, invece, le foglie più a lungo del previsto, perché il tè diviene amaro.
La corretta degustazione – Come nel caso di molte comuni bevande, per degustare il tè al meglio è necessario attivare il retrolfatto. Si comincia mettendo un sorso di tè tra i denti, quindi si schiudono le labbra e, infine, si aspira l’aria da fuori. In questo modo si sprigionerà un bouquet di aromi, impossibile da sentire se si beve tè solo sul palato.
Zucchero, latte e limone – Si possono sempre aggiungere, ma non togliere. Per questo motivo alla Teiera Eclettica si è scelto di non metterli sul tavolo. L’automatismo altrimenti avrebbe la meglio. Il modo migliore per gustare il tè è assaggiarlo al naturale, per non alterarne gusto e aromi. Se, poi, non dovesse piacervi perché troppo poco dolce, siete sempre in tempo a personalizzarlo.
Infusi freschi (non freddi) – Il tè freddo è un’eredità della lattina. Se desiderate un tè rinfrescante, in realtà, è possibile preparare anche all’ultimo momento un ottimo tè fresco, che non sia però ghiacciato. Come? Procedete con gli stessi parametri di infusione che se stesse facendo un tè caldo, ma con la metà dell’acqua. Una volta tolte le foglie e terminata l’infusione, mettere il ghiaccio, pari alla quantità di acqua non usata in precedenza, e servire subito. Così facendo, si ottiene una sorta di “abbattimento”, un passaggio molto veloce caldo-freddo rispetto alla refrigerazione in frigorifero, che previene il rischio di un tè amaro e torbido e di variazioni in termini di polifenoli e caffeina. Un’accortezza: i tè che già da caldi presentano una nota tannica non sono adatti a questa infusione perché il freddo accentua ulteriormente l’amaro.
Le ricette con il tè
- Prova quella dei gamberi di Nassa in tè d'acqua di mare;
- oppure il salmone al vapore di tè Earl Grey;
- e per dessert? prova le éclair al tè matcha!
di Alessandra Cioccarelli