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Tabucchi, un anno dopo

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A Lisbona, nella città che tanto amava, un anno fa è morto Antonio Tabucchi. Tabucchi fu scrittore di grande talento, docente universitario, ma soprattutto amante e profondo conoscitore della cultura e della letteratura portoghese, che lo avevano affascinato fin da giovanissimo

Un anno fa ci ha lasciato, all'età di soli 68 anni, dopo una lunga malattia, Antonio Tabucchi. Romanziere, saggista, docente universitario, traduttore nonchè grande conoscitore della cultura portoghese, è stato un intellettuale eclettico e versatile, una delle figure di maggiore spicco della letteratura contemporanea del nostro Paese.

I suoi libri sono oggi tradotti in quaranta lingue. Alcuni dei suoi romanzi sono stati portati sullo schermo da registi italiani e stranieri (Roberto Faenza, Alain Corneau, Alain Tanner solo per citarne alcuni) o sulla scena da rinomati registi teatrali (Giorgio Strehler e Didier Bezace). Ha ricevuto numerosi premi in Italia, fra cui il Pen Club Italiano, il Premio Campiello e il Premio Viareggio-Repaci e prestigiosi riconoscimenti all'estero, fra cui il Prix Medicis Etranger, il Prix Europèen de la Litterature e il Prix Mediterranee in Francia; l'Aristeion in Grecia; il Nossack dell'Accademia Leibniz in Germania e molti altri.

La più grande passione di Tabucchi era il Portogallo, tanto da dedicargli una vera e propria trilogia portoghese (i romanzi Requiem, Sostiene Pereira e La Testa perduta di Damasceno Monteiro sono tutti ambientati in questa terra) e da scrivere persino un romanzo, Requiem, in lingua portoghese. 

Del Portogallo Tabucchi amava la lingua, la gente, le tradizioni, la cucina, ai cui sapori e profumi, in Requiem, fa un vero e proprio omaggio. In questo splendido romanzo onirico, ambientato nella città di Lisbona, Tabucchi offre infatti un ricco e gustoso ricettario della cucina portoghese. Ogni capitolo della narrazione è scandito da un divertente momento conviviale in cui il protagonista, insieme a un personaggio sempre nuovo, gusta succulenti e saporite pietanze della cucina locale. Il guardiano del cimitero offre al protagonista la feijoada, una minestra di fagloli, ricca di carni diverse, salsicce e verdure. Al ristorante del signor Casimiro la moglie dell'oste recita con diligenza la ricetta completa del sarrabulho à moda do Douro ("ci vuole lombo di maiale, il suo grasso, lo strutto, fegato di maiale, trippa, una bella tazza di sangue cotto, una testa d'aglio, un bicchiere di vino bianco, una cipolla, olio, sale, pepe e cumino") e offre ai clienti, come dessert, i papos de anjos de Mirandela, dolcetti a base di uova e mandorle di origine conventuale. Le tradizioni e il folclore dell'Alentejo, regione portoghese molto amata e narrata dallo scrittore Tabucchi, vengono evocate tramite la memoria e il profumo delle migas (sorta di farinata fritta e asciutta), della sargalheta (minestra invernale composta da lardo, salsiccia, uova, cipolla e patate) e dell'ensopado de borreguinho à moda de Borba (stufato di carne ed interiore d'agnello aromatizzato all'aceto e servito su fette sottili di pane).
Al bar del Museo di Arte Antica il protagonista di Requiem viene accolto con un Janelas Verde, cocktail partorito dalla fantasia del barman ("tre quarti di vodka, un quarto di succo di limone e un cucchiaino di sciroppo di menta piperita, si mette tutto nello shaker con tre cubetti di ghiaccio"), il quale ironizza sul provincialismo dei portoghesi, che non fanno altro che ordinare Sumol, bibita gazosa aromatizzata all'ananas o al all'arancia molto zuccherata.

La ricca degustazione della cucina portoghese si conclude in un ristorante stravagante, presso il molo di Alcantara, dove agli ospiti, il protagonista e il Convitato (alter ego di Pessoa) viene offerto un divertente menu di cucina creativa, del tutto di fantasia. Tabucchi, come in gran parte della sua produzione, si diverte a mescolare in questo romanzo il duplice piano di finzione e realtà, di onirismo e realismo. Il menu qui proposto, infatti, non ha niente a che vedere con la cucina portoghese poichè si tratta di un menu letterario: tra le pietanze vengono servite l'insalatina Mendes Pinto a base di avocado, gamberi e germogli di soia (Pinto è un navigatore dalla vita avventurosa, nonchè autore di un grandioso poema epico in prosa), la cernia tragico-marittima (Historia tragico maritima è una miscellanea di relazioni di sopravvissuti a naufragi tra Cinque e Seicento), la sogliola intersezionista (l'Intersezionismo è un movimento artistico creato da Fernando Pessoa nel 1914) e il baccalà allo scherno e maldicenza (le Cantigas de escàrnio e mal-dizer, lasse di scherno e maldicenza, sono la forma satirica della lirica gallego-portoghese).

Il gustoso ricettario rappresentato in Requiem risulta così ironico e surreale grazie all'originale accostamento di una cucina reale e materiale, come quella portoghese, e di una cucina di fantasia, come quella letteraria. Ma l'atmosfera di questo romanzo è resa davvero paradossale dal fatto che a mangiare i numerosi piatti di Requiem non siano solo personaggi reali ma anche figure fantasmagoriche, le quali, nel passaggio all'oltretomba, non hanno certo perso l'appetito e l'amore per la buona cucina portoghese.

Di fronte all'ironia e alla genialità di questo scrittore, nell'anniversario seppur triste della sua scomparsa, cerchiamo di ricordarlo con quella stessa leggerezza e umorismo, con cui Antonio Tabucchi ha affrontato nei suoi romanzi il tema della morte, della malattia e della vita dopo la morte. Cucinare e mangiare una buona pietanza portoghese, magari accompagnata da un libro dello scrittore ( come i romanzi di Sostiene Pereira e La testa perduta di Damasceno Monteiro o i racconti Sogni di sogni e l'Angelo Nero), è un ottimo modo per ricordare oggi la scomparsa di questo grandissimo scrittore, intellettuale e uomo non comune.


di Alessandra Cioccarelli

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