Ghemme e Gattinara, sponde fortunate del Sesia
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Da una parte Torraccia del Piantavigna con i grandi Ghemme e, dall’altra, Erling Astrup delle Cantine Nervi, con dei Gattinara da togliere il fiato. Sono le due facce dell’Alto Piemonte, terra dalla viticoltura storica
Sono i due lati della medaglia, solo che, in questo caso, non si tratta della rappresentazione di un aspetto positivo e di uno negativo, come avviene nell’immaginario, ma di due esaltazioni, dell’espressione di due Docg vicine, Ghemme a Est e Gattinara a Ovest del fiume Sesia.
Siamo in Piemonte, nell’Alto Piemonte per essere precisi, una terra che porta con sé il ricordo di una viticoltura storica. Eppure, se la storia ha certamente lasciato l’imprinting, la casualità ha fatto sì che proprio a rappresentare queste aree arrivassero due nordici. Per la precisione, un inglese Nigel Brown a Torraccia del Piantavigna, a Ghemme ed Erling Astrup, norvegese a Nervi, a Gattinara.
Per il primo diventare direttore e socio con le famiglie Francoli e Ponti di una cantina italiana, ma meglio, piemontese, è un sogno avverato; per il secondo che ha acquisito la cantina nel 2011 con le famiglie Moestue, Wicklund e Skjelbred, Gattinara è un amore sbocciato durante le settimane bianche ad Alagna, sul monte Rosa, poco distante dalla cantina che poi ha acquistato. Quelle che vi raccontiamo sono storie di vino, certo, ma anche di uomini che hanno deciso di dedicarsi a queste terre anima e corpo. Lungi da voi qualunque idea di gestione esclusivamente manageriale di un’azienda vinicola. Nigel Brown conosce tutto del Ghemme e delle colline che un tempo delimitavano il letto del ghiacciaio del monte Rosa e che oggi ospitano amorevoli il Nebbiolo, come, infatti, ci racconta: «I nostri terreni sono argillosi, ricchi di sostanze vegetative, di origine vulcanica e con un drenaggio straordinario, eccellenze soprattutto nelle annate piovose. Qui, nei nostri 38 ettari, misti tra Colline Novaresi, Ghemme e Gattinara, ricaviamo un vino minerale e austero».
Sì, avete letto bene. Torraccia del Piantavigna è una delle sole due aziende che, per ragioni storiche, può vinificare sia il Ghemme, sia il Gattinara, le due aree Docg dell’Alto Piemonte. E non solo. Questi vini sono anche straordinariamente atti all’invecchiamento. Niegl ci segnala alcune annate strepitose: la 2004, la 2007, la 2009. Ma qui si possono trovare non solo Ghemme e Gattinara. Il Barlàm, ad esempio, che nel nome richiama la tipica maschera di Carnevale di Ghemme, Nebbiolo in versione rosata è un’esplosione di profumi, mentre La Mostella è una Vespolina in purezza, pepata e spaziata, da degustare giovane. Dall’altra parte del fiume, si trova, invece, Nervi, la più antica casa vinicola ancora in attività di Gattinara. Erling Astrup e sua moglie Kathrine sono perdutamente innamorati di questa terra. Conoscono i nomi di tutti i monumenti, le chiese e gli artisti che le hanno affrescate, sanno raccontare le tradizioni, hanno fatto studi approfonditi sul Nebbiolo e sulle sue espressioni. Chi li va a trovare ha la fortuna di poter essere accompagnati in uno dei vigneti più belli d’Italia: quello adagiato sulla collina del Molsino, un anfiteatro naturale che da una parte guarda al Rosa e, dall’altra, alla grande pianura. Il vigneto è parte dei 29 ettari che gli Astrup possiedono a Gattinara; di questi, 22 sono a Nebbiolo. Qui i terreni, di origine vulcanica, sono contraddistinti da un ph acido, sono ricchi di argilla e misti a sabbie fini con una capacità di assorbire minerali di quasi dieci volte maggiore rispetto alla media dei vigneti italiani. I portabandiera di Nervi sono i due cru, Molsino, appunto, e Valferana. Entrambi sono Nebbiolo in purezza. La grande forza di Nervi sta nell’attesa.
Grazie all’invecchiamento, lungo, attento, il vino si armonizza e diventa longevo oltre che di una straordinaria complessità aromatica che si rivela incredibile dopo almeno tre o quattro anni di riposo. E, tra l’altro, grazie alla lunga storia di Nervi che è iniziata nel 1919, la cantina vanta una batteria di vasi vinari di diversa epoca e materiali: dai tini tronco-conici in legno ai vasi vinari in acciaio inox che ancora oggi sono usati nella vinificazione del Gattinara Docg.
di Elena Caccia
Sono i due lati della medaglia, solo che, in questo caso, non si tratta della rappresentazione di un aspetto positivo e di uno negativo, come avviene nell’immaginario, ma di due esaltazioni, dell’espressione di due Docg vicine, Ghemme a Est e Gattinara a Ovest del fiume Sesia.
Siamo in Piemonte, nell’Alto Piemonte per essere precisi, una terra che porta con sé il ricordo di una viticoltura storica. Eppure, se la storia ha certamente lasciato l’imprinting, la casualità ha fatto sì che proprio a rappresentare queste aree arrivassero due nordici. Per la precisione, un inglese Nigel Brown a Torraccia del Piantavigna, a Ghemme ed Erling Astrup, norvegese a Nervi, a Gattinara.
Per il primo diventare direttore e socio con le famiglie Francoli e Ponti di una cantina italiana, ma meglio, piemontese, è un sogno avverato; per il secondo che ha acquisito la cantina nel 2011 con le famiglie Moestue, Wicklund e Skjelbred, Gattinara è un amore sbocciato durante le settimane bianche ad Alagna, sul monte Rosa, poco distante dalla cantina che poi ha acquistato. Quelle che vi raccontiamo sono storie di vino, certo, ma anche di uomini che hanno deciso di dedicarsi a queste terre anima e corpo. Lungi da voi qualunque idea di gestione esclusivamente manageriale di un’azienda vinicola. Nigel Brown conosce tutto del Ghemme e delle colline che un tempo delimitavano il letto del ghiacciaio del monte Rosa e che oggi ospitano amorevoli il Nebbiolo, come, infatti, ci racconta: «I nostri terreni sono argillosi, ricchi di sostanze vegetative, di origine vulcanica e con un drenaggio straordinario, eccellenze soprattutto nelle annate piovose. Qui, nei nostri 38 ettari, misti tra Colline Novaresi, Ghemme e Gattinara, ricaviamo un vino minerale e austero».
Sì, avete letto bene. Torraccia del Piantavigna è una delle sole due aziende che, per ragioni storiche, può vinificare sia il Ghemme, sia il Gattinara, le due aree Docg dell’Alto Piemonte. E non solo. Questi vini sono anche straordinariamente atti all’invecchiamento. Niegl ci segnala alcune annate strepitose: la 2004, la 2007, la 2009. Ma qui si possono trovare non solo Ghemme e Gattinara. Il Barlàm, ad esempio, che nel nome richiama la tipica maschera di Carnevale di Ghemme, Nebbiolo in versione rosata è un’esplosione di profumi, mentre La Mostella è una Vespolina in purezza, pepata e spaziata, da degustare giovane. Dall’altra parte del fiume, si trova, invece, Nervi, la più antica casa vinicola ancora in attività di Gattinara. Erling Astrup e sua moglie Kathrine sono perdutamente innamorati di questa terra. Conoscono i nomi di tutti i monumenti, le chiese e gli artisti che le hanno affrescate, sanno raccontare le tradizioni, hanno fatto studi approfonditi sul Nebbiolo e sulle sue espressioni. Chi li va a trovare ha la fortuna di poter essere accompagnati in uno dei vigneti più belli d’Italia: quello adagiato sulla collina del Molsino, un anfiteatro naturale che da una parte guarda al Rosa e, dall’altra, alla grande pianura. Il vigneto è parte dei 29 ettari che gli Astrup possiedono a Gattinara; di questi, 22 sono a Nebbiolo. Qui i terreni, di origine vulcanica, sono contraddistinti da un ph acido, sono ricchi di argilla e misti a sabbie fini con una capacità di assorbire minerali di quasi dieci volte maggiore rispetto alla media dei vigneti italiani. I portabandiera di Nervi sono i due cru, Molsino, appunto, e Valferana. Entrambi sono Nebbiolo in purezza. La grande forza di Nervi sta nell’attesa.
Grazie all’invecchiamento, lungo, attento, il vino si armonizza e diventa longevo oltre che di una straordinaria complessità aromatica che si rivela incredibile dopo almeno tre o quattro anni di riposo. E, tra l’altro, grazie alla lunga storia di Nervi che è iniziata nel 1919, la cantina vanta una batteria di vasi vinari di diversa epoca e materiali: dai tini tronco-conici in legno ai vasi vinari in acciaio inox che ancora oggi sono usati nella vinificazione del Gattinara Docg.
di Elena Caccia