� arrivata la stagione delle ciliegie!
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Rossa, piccina e tonda, dolce ma aggressiva e fiammante, la ciliegia è senza dubbio la regina estiva delle nostre tavole. In Italia si produce soprattutto in Veneto, Emilia-Romagna, Campania e Puglia, e con le sue molteplici proprietà raggiunge il cuore di tutti
Delle ciliegie si dice che una tira l’altra ed è particolarmente difficile fermarsi quando si assaporano questi gustosi frutti piccini e rossi. Il ciliegio è un albero di origine asiatica, ma si è diffuso sin dall’antichità anche in Europa. La legenda attribuisce a Lucullo la sua diffusione nella Roma capitale intorno al 117 avanti Cristo. Il generale romano era un uomo con gusti molto raffinati, collezionava tutto ciò che riteneva bello, e dato che era anche un gran buongustaio, in una delle sue campagne d’Oriente ha portato a Roma delle piante di ciliegio piantandole nel giardino della sua villa, affascinando così suoi ospiti e concittadini con l’incantevole fioritura primaverile e il gustoso sapore del frutto nuovo. In Europa la sua diffusione si attribuisce invece ai francesi, in particolar modo al Re Sole che richiese la sua coltivazione a Versailles, portando così il delicato frutto a corte. Ma è in Giappone che il ciliegio, o meglio il suo fiore, assume un’importanza e un significato simbolico particolare, diventando uno dei simboli nazionali fortemente presenti nella cultura del Paese del Sol Levante. Il richiamo del fiore di ciliegio va oltre la sua evidente bellezza, a colpire è la sua caducità, il suo essere in piena fioritura solo per pochi giorni. Tradizione vuole che ogni anno a primavera, nella ricorrenza chiamata Hanami, che letteralmente significa “guardare i fiori”, i giapponesi si fermino per qualche giorno ad assaporare la bellezza di questa pianta. Il vero senso della tradizione, in realtà, non consiste nel guardare lo spettacolo offerto dalla bellezza dei fiori sull’albero ma nell’osservare con una punta di tristezza e commozione come cadono dall’albero, trasportati dalla brezza primaverile nel breve viaggio che li separa dalla terra ancora fredda. Un modo dolce e allo stesso tempo malinconico per ricordare che ogni vita è destinata a finire. Nonostante questo, non si tratta di una ricorrenza triste, anzi tutt’altro, sotto ogni albero fiorito viene steso un telo di plastica azzurro e al piacere estetico di restare sotto una delicata pioggia di petali, si aggiunge la gioia del cibo e della compagnia. Hanami è un’occasione per ritrovarsi con gli amici e simboleggia un momento di rinascita e di forza generatrice, auspicio di ricchezza e prosperità.
Dalla medicina alla cosmetica, fin sulla tavola
Con la sua polpa carnosa e succosa la ciliegia, nel dare il suo benvenuto all’estate, dona molte sostanze medicamentose. Il frutto consumato a digiuno è un ottimo depuratore che disintossica l'organismo, perfetto in caso di stipsi e contro lo stress grazie all'equilibrio tra acidi e sali minerali. Si tratta di un rivitalizzante della pelle del viso e si può usare o sotto forma di maschera o seguendo per un periodo una cura alimentare. E' molto conosciuta la "cura della ciliegia" anche per lenire disturbi articolari dovuti a un eccesso di acido urico, la nota gotta. Vista la somiglianza della sua polpa carnosa con le mucose del corpo umano, è vivamente consigliata a tutti coloro i quali soffrono di infiammazioni alle mucose. È utile in caso di herpes, infiammazioni del cavo orale e gengiviti.
In cucina le ciliegie sono deliziose sia al naturale, ma si possono anche utilizzare per preparare marmellate, gelati, salse, canditi e liquori, come il maraschino, il kirsch alsaziano o l’italianissimo ratafià. In pasticceria sono indispensabili nel clafoutis, un classico dolce al cucchiaio a base di uova, nella tradizionale Torta della Foresta Nera tedesca, con pan di spagna, cioccolato, mandorle e nocciole, e nella più casalinga crostata con yogurt o ricotta. Sono anche perfette per decorare e dare un sapore nuovo e particolare a piatti salati, come roastbeef, risotti o antipasti freddi di formaggi e salumi.
Curiosità
San Gerardo Tintore, patrono di Monza, è il Santo delle ciliegie e si venera il 6 giugno. La tradizione vuole che le ciliegie vengano consumate entro il 24 giugno, giorno di San Giovanni. Per questa ragione, in alcune zone d’Italia, si chiamano “giovannini” i minuscoli vermetti bianchi che si possono trovare dentro i frutti quando le giornate diventano molto calde e i frutti si fanno troppo maturi.
La ciliegia è stata poi spesso legata per un certo periodo di tempo alla cultura del tatuaggio. Molte mogli di marinai, a partire da alcuni decenni fa, si tatuavano la ciliegia portata nel becco di un passero come simbolo di bellezza, amore, passione e legame con il proprio innamorato.
In Francia, a primavera, i ragazzi sono soliti appendere un ramo di ciliegio sulla porta delle innamorate per dichiararsi, mentre per i finlandesi il rosso delle ciliegie simboleggia il peccato. Paese che vai, usanza che trovi!
di Enzo Di Monte
Delle ciliegie si dice che una tira l’altra ed è particolarmente difficile fermarsi quando si assaporano questi gustosi frutti piccini e rossi. Il ciliegio è un albero di origine asiatica, ma si è diffuso sin dall’antichità anche in Europa. La legenda attribuisce a Lucullo la sua diffusione nella Roma capitale intorno al 117 avanti Cristo. Il generale romano era un uomo con gusti molto raffinati, collezionava tutto ciò che riteneva bello, e dato che era anche un gran buongustaio, in una delle sue campagne d’Oriente ha portato a Roma delle piante di ciliegio piantandole nel giardino della sua villa, affascinando così suoi ospiti e concittadini con l’incantevole fioritura primaverile e il gustoso sapore del frutto nuovo. In Europa la sua diffusione si attribuisce invece ai francesi, in particolar modo al Re Sole che richiese la sua coltivazione a Versailles, portando così il delicato frutto a corte. Ma è in Giappone che il ciliegio, o meglio il suo fiore, assume un’importanza e un significato simbolico particolare, diventando uno dei simboli nazionali fortemente presenti nella cultura del Paese del Sol Levante. Il richiamo del fiore di ciliegio va oltre la sua evidente bellezza, a colpire è la sua caducità, il suo essere in piena fioritura solo per pochi giorni. Tradizione vuole che ogni anno a primavera, nella ricorrenza chiamata Hanami, che letteralmente significa “guardare i fiori”, i giapponesi si fermino per qualche giorno ad assaporare la bellezza di questa pianta. Il vero senso della tradizione, in realtà, non consiste nel guardare lo spettacolo offerto dalla bellezza dei fiori sull’albero ma nell’osservare con una punta di tristezza e commozione come cadono dall’albero, trasportati dalla brezza primaverile nel breve viaggio che li separa dalla terra ancora fredda. Un modo dolce e allo stesso tempo malinconico per ricordare che ogni vita è destinata a finire. Nonostante questo, non si tratta di una ricorrenza triste, anzi tutt’altro, sotto ogni albero fiorito viene steso un telo di plastica azzurro e al piacere estetico di restare sotto una delicata pioggia di petali, si aggiunge la gioia del cibo e della compagnia. Hanami è un’occasione per ritrovarsi con gli amici e simboleggia un momento di rinascita e di forza generatrice, auspicio di ricchezza e prosperità.
Dalla medicina alla cosmetica, fin sulla tavola
Con la sua polpa carnosa e succosa la ciliegia, nel dare il suo benvenuto all’estate, dona molte sostanze medicamentose. Il frutto consumato a digiuno è un ottimo depuratore che disintossica l'organismo, perfetto in caso di stipsi e contro lo stress grazie all'equilibrio tra acidi e sali minerali. Si tratta di un rivitalizzante della pelle del viso e si può usare o sotto forma di maschera o seguendo per un periodo una cura alimentare. E' molto conosciuta la "cura della ciliegia" anche per lenire disturbi articolari dovuti a un eccesso di acido urico, la nota gotta. Vista la somiglianza della sua polpa carnosa con le mucose del corpo umano, è vivamente consigliata a tutti coloro i quali soffrono di infiammazioni alle mucose. È utile in caso di herpes, infiammazioni del cavo orale e gengiviti.
In cucina le ciliegie sono deliziose sia al naturale, ma si possono anche utilizzare per preparare marmellate, gelati, salse, canditi e liquori, come il maraschino, il kirsch alsaziano o l’italianissimo ratafià. In pasticceria sono indispensabili nel clafoutis, un classico dolce al cucchiaio a base di uova, nella tradizionale Torta della Foresta Nera tedesca, con pan di spagna, cioccolato, mandorle e nocciole, e nella più casalinga crostata con yogurt o ricotta. Sono anche perfette per decorare e dare un sapore nuovo e particolare a piatti salati, come roastbeef, risotti o antipasti freddi di formaggi e salumi.
Curiosità
San Gerardo Tintore, patrono di Monza, è il Santo delle ciliegie e si venera il 6 giugno. La tradizione vuole che le ciliegie vengano consumate entro il 24 giugno, giorno di San Giovanni. Per questa ragione, in alcune zone d’Italia, si chiamano “giovannini” i minuscoli vermetti bianchi che si possono trovare dentro i frutti quando le giornate diventano molto calde e i frutti si fanno troppo maturi.
La ciliegia è stata poi spesso legata per un certo periodo di tempo alla cultura del tatuaggio. Molte mogli di marinai, a partire da alcuni decenni fa, si tatuavano la ciliegia portata nel becco di un passero come simbolo di bellezza, amore, passione e legame con il proprio innamorato.
In Francia, a primavera, i ragazzi sono soliti appendere un ramo di ciliegio sulla porta delle innamorate per dichiararsi, mentre per i finlandesi il rosso delle ciliegie simboleggia il peccato. Paese che vai, usanza che trovi!
di Enzo Di Monte