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Sicilia, sapore di sale e... di semola

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Si parte da San Vito Lo Capo, patria indiscussa del "cous cous" trapanese e sede ogni anno della competizione internazionale dedicata al piatto a base di semola. Dai colori del Cous Cous Fest ci si immerge nel bianco abbagliante delle saline, dove il sole, il mare e il sale sono i protagonisti incontrastati

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Sicilia fra arte e cucina

Non solo i profumi del pesce e del cous cous, San Vito Lo Capo sa incantare anche lo sguardo, con i muri imbiancati a calce delle sue case, impreziositi da decorazioni in maiolica, balconcini in ferro battuto, portoncini dipinti e arbusti rampicanti pieni di fiori. Tra le strette viuzze del paese ecco allargarsi improvvisamente la piazza centrale, dominata da una chiesa - fortezza, il Santuario di San Vito, costruzione che ha dato origine al paese e ancora oggi centro pulsante della vita cittadina. Al suo interno è conservata una bella statua in marmo del santo, opera dei Gagini datata 1587.
San Vito Lo Capo è di fatto una base logistica perfetta per visitare il trapanese. Una volta usciti dal paese e presa la strada verso Trapani, si sale ai 750 metri di Erice. Fondata dai misteriosi Elimi nel VII sec. a.C., Erice vive sotto il dominio dei Normanni il suo momento di massimo splendore, che come d'incanto ci è stato consegnato intatto fino a oggi: vicoli lastricati e slarghi inaspettati si susseguono lungo il percorso che, con oltre 60 chiese, si arrampica sino alla sommità dell'abitato, dove sorge maestoso il Castello di Venere.

Non esiste un itinerario da suggerire, il consiglio è di perdersi nelle stradine di Erice, visitare le chiese, soffermarsi nei numerosi negozi di artigianato (famose le ceramiche e i tappeti tessuti a mano), lasciarsi magari coccolare da qualche golosità che si trova nella rinomata pasticceria. La fama dei dolci di Erice si deve soprattutto alle suore residenti nei conventi locali. Hanno inventato delle ricette la cui conoscenza è depositata nelle mani e nella memoria delle ultime apprendiste rimaste, che oggi ripropongono ancora dolci di pasta di mandorle e superbe creazioni, come le "genovesi" con la crema.

Lasciata Erice la strada continua verso l'entroterra sulle pendici del Monte Barbaro, dove si incontra una delle meraviglie della Sicilia: la città di Segesta. Qui svetta il tempio del V sec. a.C., con le sue 36 colonne, esempio conclamato di perfetto stile dorico. Sull'altura sovrastante sorge, invece, il Teatro del III sec. a.C. dalla cui cavea, parzialmente incassata nella roccia, si ammira un panorama mozzafiato. La visita ai resti dell'Acropoli e del Santuario indigeno, immersi nel profumo delle erbe selvatiche, può concludere questo singolare viaggio nel tempo.

La via del sale

Nei dintorni di Trapani si scorgono le prime distese di saline. Qui si inizia a percorrere la Via del Sale, una strada litoranea che porta fino a Marsala, attraversando un territorio dove è facile incontrare mulini a vento e avvistare minuscoli arcipelaghi. Una visita alle saline di Trapani, riserva del WWF, è utile anche per scoprire le circa 200 specie di uccelli migratori che la frequentano, oltre che ad ammirare il bianco abbagliante dei mucchi di sale, strappati al mare con la forza del sole e del vento.

Le campagne circostanti sono il regno dell'aglio rosso di Nubia, dal sapore intenso, che si può vedere appeso ai balconi in lunghe trecce, e del melone giallo di Paceco, una vera delizia, da apprezzare in particolar modo affogato nel vino marsala. Una volta giunti alle saline Ettore e Infersa, si è giunti alla fine della Via del Sale, qui è d'obbligo prendere una barca per esplorare la laguna del Stagnone, dove si trova l'isola di Mothia, antica colonia fenicia fondata alla fine del VIII sec. a.C., con il suo museo Whitaker, che conserva reperti di altissimo valore storico e archeologico, fra i quali la bellissima statua del "Giovinetto di Mothia". Sull'isola vi è ancora traccia dell'antica agricoltura: le distese di uve Grillo fanno rivivere il vino dei Fenici, il migliore per brindare a una terra davvero sorprendente.

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