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Chef

Catia Ciofo

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La chef Catia Ciofo ama definirsi la chef della passione. Umbra di nascita, parte dal cuore dell'italia girandola per portare il meglio della sua tradizione gastronomica senza rinunciare a influenze che vengono dal mare. Ama abbinare la musica alle sue creazioni culinarie trasformando così un semplice piatto in un'esperienza da vivere, una poesia. La sua cucina è moderna e raffinata, ma si basa sulla semplicità: pochi ingredienti in ogni suo piatto per esaltare al meglio i sapori di tutte le materie prime.
Attualmente è chef freelance e delizia i suoi clienti nella preparazionie di menù e l'organizzazione di eventi su misura.

Cosa vuol dire essere cuoco?

La nostra Catia è poeta e missionaria. 

Essere cuoca non è solo un lavoro. É un ruolo di grande importanza, una missione fatta emozioni da servire.
Che si tratti di un commensale, un cliente o una persona a cui tieni, dietro ogni piatto preparato c'è un grande gesto d'amore

Qual è l'ingrediente del cuore?

Oltre che chef anche buongustaia. Mi piace tutto amo sia cucinarlo che mangiarlo. Ma se proprio dovessi decidere qual'è l'ingrediente del cuore direi il gambero rosso. Il colore è quello del cuore, hanno sapore dolce e delicato che rispecchia benissimo la filosofia della mia cucina. Si, è vero che no fanno parte della mia tradizione culinaria, ma il gusto è qualcosa di soggettivo e quello dei crostacei in genere si sposa benissimo con il mio modo di portare il sapore a tavola

E l’ingrediente segreto invece?

Penso che il mio ingrediente segreto sia la poesia del piatto con la musica. Materialmente predilico fare preparazioni molto semplici con pochi ingredienti per valorizzare al meglio il gusto delle materie prime. 

La tua cucina preferita?

L'Italia è un paese ricchissimo di prodotti buonissimi e altrettante ricette. Ma la cucina regionale che più mi affascina è senz'altro quella siciliana con forti influenze di ingredienti di mare. Influenze che invece mancano alla mia cucina regionale legata molto alla cucina di terra e alla carne. Sconfinando invece, mi piacerebbe approfondire la cucina orientale, specie quella giapponese, un altro mondo da scoprire e studiare.

Cos’è per te la cucina?

Sono nata in un piccolissimo paesino dove esiste l'abitudine di fare spesa una sola volta alla settimana. E nel corso della settimana si preparano ancora, come tradizione vuole, pane, sughi e molto altro. Io sono cresciuta in mezzo a queste tradizioni grazie anche all'aiuto delle mie nonne che mi aiutavano a creare i miei primi pastrocchi con nonno che faceva il degustatore. Sono cresciuta con loro e la loro presenza femminile, quindi per me la cucina è donna, femmina nell'essenza.

Che stile deve avere il tuo ristorante?

Vorrei avere una piccola realtà, di pochi posti a sedere. Un luogo in cui portare ogni giorno un menu diverso. So che è un’idea molto complicata da realizzare, ma mi rispecchierebbe molto. Questo perché non amo tanto ripetere le stesse cose, vorrei quindi dare la possibilità ai clienti di variare ogni giorno. Da freelance amo infatti creare per i clienti dei menu su misura. 


Tornando al ristorante, vorrei sicuramente un’ambiente accogliente, in cui sentirsi a casa ma con la possibilità di spaziare con la musica e l’arte. Elementi che mi piacerebbe cambiare spesso così come con il menu.

 

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