Jo?ko Gravner, un libro sul signore della Ribolla
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Il racconto della vita appassionata di un uomo che ha avuto il vino come elemento conduttore. La Ribolla vinificata in anfora caucasica è diventata il suo cavallo di battaglia. Il tempo, considerato come ciò che scandisce il pensiero e la natura
«Prima di tutto, il vino è nel pensiero». Le parole sono di Joško Gravner, straordinario viticoltore friulano di Oslavia (Gorizia) e si leggono nell’incipit di un libro a lui dedicato a cura di Stefano Caffari, con le fotografie realizzate da Alvise Bersanti, edito da Domus (19 euro). Leggerlo è piacevole non solo per chi ama il vino: il volume è, infatti, un viaggio nel tempo e nello spazio. Inizia con la descrizione di Oslavia, terra di confine e teatro di Guerra, città dove Joško è nato e cresciuto e prosegue raccontando la passione più grande della vita di quest’uomo: il vino.
La cantina di Gravner nacque nel 1901 con l’acquisto di 2,5 ettari di terreno e di una casa che, nella Prima Guerra divenne la sede della Croce Rossa; nel 1919 vennero piantati i primi vigneti a Ribolla e il vino era venduto sfuso nell’osteria di famiglia. Seguirono poi altre scelte: allevare anche Glera e Pagadebit, affiancare delle varietà internazionali, vinificare in cemento anziché in legno e, nel 1973 imbottigliare per la prima volta.
Negli anni Ottanta Joško comincia a entrare in azienda portando la rivoluzione e slegandosi completamente da quello che padre e zio avevano fatto fino ad allora: vinificazione in acciaio e fermentazione e affinamento in barrique francesi. Questo fino al 1996, data che segna una svolta. Il 19 e 20 giugno di quell’anno, una disastrosa grandinata distrusse il 95% della produzione. Quel pochissimo 5% rimasto fu il quantitativo necessario a Joško per cominciare le prime prove di macerazione sulla Ribolla. Dal 1997 tutti i vini macerano in grandi tini di legno, senza controllo della temperatura per una o due settimane. Nel 2001 arriva un’altra svolta: la scelta dell’anfora caucasica interrata per effettuare la vinificazione senza controllo della temperatura con lunga macerazione sulle bucce.
E il mondo, oggi, lo conosce così. Il libro è l’occasione per capire il pensiero di un uomo che ha fatto della vite una filosofia di vita: così come cambia il pensiero, come si muove la mente oscilla la vita del vino.
di Elena Caccia
«Prima di tutto, il vino è nel pensiero». Le parole sono di Joško Gravner, straordinario viticoltore friulano di Oslavia (Gorizia) e si leggono nell’incipit di un libro a lui dedicato a cura di Stefano Caffari, con le fotografie realizzate da Alvise Bersanti, edito da Domus (19 euro). Leggerlo è piacevole non solo per chi ama il vino: il volume è, infatti, un viaggio nel tempo e nello spazio. Inizia con la descrizione di Oslavia, terra di confine e teatro di Guerra, città dove Joško è nato e cresciuto e prosegue raccontando la passione più grande della vita di quest’uomo: il vino.
La cantina di Gravner nacque nel 1901 con l’acquisto di 2,5 ettari di terreno e di una casa che, nella Prima Guerra divenne la sede della Croce Rossa; nel 1919 vennero piantati i primi vigneti a Ribolla e il vino era venduto sfuso nell’osteria di famiglia. Seguirono poi altre scelte: allevare anche Glera e Pagadebit, affiancare delle varietà internazionali, vinificare in cemento anziché in legno e, nel 1973 imbottigliare per la prima volta.
Negli anni Ottanta Joško comincia a entrare in azienda portando la rivoluzione e slegandosi completamente da quello che padre e zio avevano fatto fino ad allora: vinificazione in acciaio e fermentazione e affinamento in barrique francesi. Questo fino al 1996, data che segna una svolta. Il 19 e 20 giugno di quell’anno, una disastrosa grandinata distrusse il 95% della produzione. Quel pochissimo 5% rimasto fu il quantitativo necessario a Joško per cominciare le prime prove di macerazione sulla Ribolla. Dal 1997 tutti i vini macerano in grandi tini di legno, senza controllo della temperatura per una o due settimane. Nel 2001 arriva un’altra svolta: la scelta dell’anfora caucasica interrata per effettuare la vinificazione senza controllo della temperatura con lunga macerazione sulle bucce.
E il mondo, oggi, lo conosce così. Il libro è l’occasione per capire il pensiero di un uomo che ha fatto della vite una filosofia di vita: così come cambia il pensiero, come si muove la mente oscilla la vita del vino.
di Elena Caccia