Aquilae Bio, nuovo Nero d?Avola di Cva Caniccatt�
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La cooperativa siciliana lancia sul mercato una nuova etichetta di Nero d’Avola in purezza. Il vino rappresenta l’impegno di 480 conferitori per tutelare le terre dalle quali nasce il vitigno siciliano
Qualche anno fa si parlava molto di Nero d’Avola. Il vitigno autoctono era diventato l’emblema della Sicilia. Poi, complici l’avvento sui mercati di etichette da vitigni diversi e anche un certo abuso nella produzione di Neri d’Avola non sempre qualitativamente interessanti, la tendenza si è un po’ arrestata.
Questo non significa però che il Nero d’Avola non sia un vitigno interessante. Lo è, e molto soprattutto oggi grazie al controllo del livello zuccherino dell’uva (che tende a salire) e a una maggiore acidità del frutto. E non solo. Anche in Sicilia, come del resto in tutta Italia, cresce l’attenzione nei confronti di una vitivinicultura rispettosa dell’ambiente e attenta alle tematiche del biologico; gli ultimi dati del Sineb (2014) davano la Sicilia in testa alla classifica delle regioni con il maggior numero di superfici a biologico seguita da Puglia e Toscana.
Ebbene, dalla Sicilia Sudoccidentale e in particolare da una cooperativa Cva Canicattì arriva Aquilae Bio, Nero d’Avola in purezza Igp Terre Siciliane. La cooperativa conta su un vigneto complessivo di 1.000 ettari e 480 conferitori e, in 40 anni di attività si è sempre impegnata nella valorizzazione del proprio territorio. Aquilae Bio è la nuova etichetta interamente certificata biologica dell’azienda. Nasce da uve coltivate intorno a Canicattì, nell’agrigentino che crescono in terreni limo-sabbiosi e calcarei di medio impasto tra i 250 e i 400 metri sul livello del mare. Aquilae, prodotto in poco più di 7 mila bottiglie, affina solo in acciaio senza fare alcun passaggio in legno. Si abbina a piatti di pasta, sughi di carne, arrosti e formaggi stagionati e in enoteca si compra a circa 9 euro.
Il vino rimarca e valorizza l’impegno della Cantina a difesa delle terre del Nero d’Avola che era cominciato con l’impianto fotovoltaico capace di soddisfare il totale fabbisogno energetico delle strutture produttive.
di Elena Caccia
Qualche anno fa si parlava molto di Nero d’Avola. Il vitigno autoctono era diventato l’emblema della Sicilia. Poi, complici l’avvento sui mercati di etichette da vitigni diversi e anche un certo abuso nella produzione di Neri d’Avola non sempre qualitativamente interessanti, la tendenza si è un po’ arrestata.
Questo non significa però che il Nero d’Avola non sia un vitigno interessante. Lo è, e molto soprattutto oggi grazie al controllo del livello zuccherino dell’uva (che tende a salire) e a una maggiore acidità del frutto. E non solo. Anche in Sicilia, come del resto in tutta Italia, cresce l’attenzione nei confronti di una vitivinicultura rispettosa dell’ambiente e attenta alle tematiche del biologico; gli ultimi dati del Sineb (2014) davano la Sicilia in testa alla classifica delle regioni con il maggior numero di superfici a biologico seguita da Puglia e Toscana.
Ebbene, dalla Sicilia Sudoccidentale e in particolare da una cooperativa Cva Canicattì arriva Aquilae Bio, Nero d’Avola in purezza Igp Terre Siciliane. La cooperativa conta su un vigneto complessivo di 1.000 ettari e 480 conferitori e, in 40 anni di attività si è sempre impegnata nella valorizzazione del proprio territorio. Aquilae Bio è la nuova etichetta interamente certificata biologica dell’azienda. Nasce da uve coltivate intorno a Canicattì, nell’agrigentino che crescono in terreni limo-sabbiosi e calcarei di medio impasto tra i 250 e i 400 metri sul livello del mare. Aquilae, prodotto in poco più di 7 mila bottiglie, affina solo in acciaio senza fare alcun passaggio in legno. Si abbina a piatti di pasta, sughi di carne, arrosti e formaggi stagionati e in enoteca si compra a circa 9 euro.
Il vino rimarca e valorizza l’impegno della Cantina a difesa delle terre del Nero d’Avola che era cominciato con l’impianto fotovoltaico capace di soddisfare il totale fabbisogno energetico delle strutture produttive.
di Elena Caccia