5 sostituti del pane da amare
Grissini, friselle, piadine, taralli, pane carasau: sono tutti prodotti italiani che hanno radici antiche e sono stati utilizzati fin dai tempi antichi al posto del pane, per motivi diversi, da viaggiatori, popolazioni povere, nobili inappetenti. Genuini e semplici. si possono consumare da soli o essere usati per accompagnare pomodori, salumi, formaggi, verdure.
D'altronde sono così conosciuti e fanno parte del nostro DNA da essere diventati in alcuni casi una vera a propria esperienza turistica quando si visita il loro luogo di produzione.
Un esempio? La Romagna, dove una tappa al chiosco lungo la strada è d'obbligo per gustare una vera piadina romagnola, farcita magari con formaggio locale, rucola e prosciutto crudo.
In Sardegna, non si può non assaggiare il pane carasau, in Puglia, l'aperitivo con taralli, mozzarella, olive e formaggi è una pausa golosa.
Ogni morso un piacere, ogni nome una storia. Cominciamo il viaggio.
Il “pane da viaggio”: la frisella
La frisella era considerata anche un pane da viaggio. Da qui l'uso di bagnarla in acqua di mare da parte dei pescatori, e consumarla con pomodoro fresco. Ma si usava anche come fondo per zuppe di pesce o cozze durante le battute di pesca che duravano diversi giorni fuori casa.
La stessa forma risponde ad esigenze precise di un prodotto “globetrotter”: le friselle venivano infilate in una corda, tipo collana. In questo modo era più facile appendere e trasportare questi speciali sostituti del pane.
Anellini golosi: i taralli
Spostandosi dalla Puglia in Campania o in Calabria troviamo il tarallo o tarallino, che è un prodotto da forno classificato dal ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali come PAT, prodotto agroalimentare tradizionale. Viene prodotto anche in Basilicata dove esiste una versione dolce, il tarallo aviglianese, fatto con glassa di zucchero profumato all'anice.
Grissino: un sostituto del pane “da re”
Forse il sostituto del pane più noto è il grissino. Croccante e dalla forma allungata, è il principe degli spezzafame durante l'attesa al ristorante o per un aperitivo casalingo. Ma ha un’origine molto nobile. La sua nascita si fa risalire al 1679 quando il fornaio di corte Antonio Brunero, sotto le indicazioni di un medico, inventò questo alimento speciale per poter nutrire Vittorio Amedeo II, che era di salute cagionevole e non digeriva la mollica di pane.L’esito felice della ricetta, che rimise in sesto il Duca di Savoia, è anche protagonista di una leggenda che coinvolge un fantasma e la Reggia di Venaria. Narra infatti che Vittorio Amedeo rimase così legato all'alimento e al luogo dove guarì dalla sua inappetenza, da aggirarsi ancora oggi come fantasma per la reggia brandendo un grissino in mano.
Ma non era l’unico fan dei grissini: il re Sabaudo Carlo Felice in persona sgranocchiava grissini sul palco al Teatro Regio mentre si gustava gli spettacoli.
Il grissino si conferma come il sostituto del pane più amato dai nobili visto che Napoleone Bonaparte creò addirittura un servizio di corriera tra Torino e Parigi non restare senza.
Il pane carasau e tanti modi per gustarlo
Spostiamoci sulle isole e arriviamo in Sardegna, casa del pane Carasau il tipico pane sardo chiamato anche carta da musica (perchè è sottile come carta e fa rumore quando viene mangiato o spezzato). Originario della Barbagia è diffuso ovunque.
Il pane carasau riscaldato per pochi minuti al forno e condito con sale e un filo d'olio extravergine d'oliva prende il nome di pane Guttiau e si può servire come aperitivo rustico al posto dei soliti crostini.
Da provare anche al posto della bruschetta, condito con dadini di pomodoro e basilico fresco.
Si può anche inumidire con acqua la sfoglia e condirla con pecorino sardo, o provola o mozzarella, salsa di pomodoro e basilico. Rimettere uno strato di sfoglia umida e di nuovo guarnire, così fino in cima. Passare in forno per una decina di minuti a 180 o finché non si vede dorare la superficie. Si otterrà una originale versione di una lasagna ma decisamente più light. Gustosa anche fredda. Lo chef di Carloforte Luigi Pomata con il carasau fa anche la pizza, usando la sfoglia al posto dell' impasto classico e guarnendola con tante verdure fresche di stagione mozzarella e fiori di zucca.
I chioschi romagnoli
Saliamo più a nord e arriviamo in Emilia Romagna dove nasce quella che Giovanni Pascoli definì “il pane dei Romagnoli”, la piadina. È la più tipica delle specialità di Romagna e si serviva nei caratteristici chioschi. Più che un sostituto del pane, la piadina è a tutti gli effetti pasto principale completo. Si dice abbia origine molto antica, con la ricetta originale passata dagli Etruschi ai Romani e arrivata fino ad oggi. Non è sempre uguale ma varia per composizione, spessore, a seconda delle tradizioni nelle diverse città: la più bassa è quella Riminese, la più alta è quella del Forlivese. Una volta cotta, si può condire con salumi e formaggi, erbe di stagione o ortaggi. La variante golosa è il crescione che non è altro che una piadina ripiegata su se stessa, farcita e poi richiusa con il ripieno che si preferisce.