Tutto quello che volevate sapere sullo stoccafisso (e non avete mai osato chiedere)
Preferiti
Condividi
Stoccafisso e baccalà sono prodotti molto presenti nella cucina regionale italiana, pur non avendo origine nel nostro Paese. Che si parli di baccalà o stoccafisso, è sempre il merluzzo il protagonista, e, in particolare il merluzzo artico pescato nella Norvegia settentrionale, vicino alle isole Lofoten.
Spesso quando si parla di questi prodotti si genera molta confusione, e questa nasce anche dal fatto che in Veneto lo stoccafisso, quindi il merluzzo essiccato, viene chiamato baccalà. Quindi in soldoni due dei piatti più famosi della cucina tradizionale, baccalà mantecato e baccalà alla vicentina, sono generati da un equivoco, e hanno come ingrediente principale lo stoccafisso.
Stoccafisso e baccalà sono prodotti molto presenti nella cucina regionale italiana, pur non avendo origine nel nostro Paese. Che si parli di baccalà o stoccafisso, è sempre il merluzzo il protagonista, e, in particolare il merluzzo artico pescato nella Norvegia settentrionale, vicino alle isole Lofoten.
Spesso quando si parla di questi prodotti si genera molta confusione, e questa nasce anche dal fatto che in Veneto lo stoccafisso, quindi il merluzzo essiccato, viene chiamato baccalà. Quindi in soldoni due dei piatti più famosi della cucina tradizionale, baccalà mantecato e baccalà alla vicentina, sono generati da un equivoco, e hanno come ingrediente principale lo stoccafisso.
Da questo momento viene deciso il suo destino: sarà baccalà o stoccafisso? La trasformazione miracolosa del merluzzo non avviene con una fatina buona e relativa bacchetta magica, ma con aria e sale, a seconda che lo si voglia tramutare in baccalà o stoccafisso.
Per diventare stoccafisso non dovrà salire su una zucca trainata da topolini, né rientrare entro mezzanotte. Ma verrà appeso alle rastrelliere per cominciare il processo di essicazione, che dura circa 3 mesi. Durante questo periodo in balia di sole, vento e intemperie, il pesce viene costantemente controllato per verificare che ci sia sufficiente circolazione di aria e per evitare che si formino macchie, muffa o rimangano residui di sangue. Perché l’essiccazione avvenga nel migliore dei modi, il merluzzo deve essere appeso in modo che la parte tagliata del ventre rimanga al riparo dalla pioggia, e la posizione ideale è verso nord, visto che alle Lofoten vento e acqua di solito arrivano da sud. Per evitare contaminazioni batteriche, gli stoccafissi non dovranno toccarsi tra loro né venire a contatto con i pali di legno delle rastrelliere. Il periodo di produzione dello stoccafisso norvegese va da febbraio a maggio, quando c’è abbondanza di merluzzo di qualità e le condizioni atmosferiche ideali che favoriscono la produzione. La temperatura deve essere rigida per evitare la proliferazione batterica, ma non troppo per evitare che l’acqua contenuta nelle carni del pesce ghiacci. Questo metodo di conservazione aiuta a mantenere inalterate le proprietà organolettiche e i principi nutritivi. Non tutti i merluzzi che diventano stoccafisso sono destinati all’eccellenza: ci sono ben trenta diverse categorie in cui viene suddiviso in base alla qualità e alle dimensioni. Questo compito di grande responsabilità è affidato al vraken, il selezionatore d’eccellenza che dall’alto del suo banco di lavoro graduato decide chi entra nell’elite. Li misura, li annusa, li osserva attentamente alla cerca di difetti, li pesa e li cataloga. Senza pietà.
Nel caso il desiderio del merluzzo fosse quello di diventare baccalà da grande, si procede con un processo di salatura che dura circa tre settimane. Non differisce soltanto il metodo di produzione, ma anche il periodo, che in questo caso non ha una precisa stagionalità, viene prodotto tutto l’anno dato che la sua lavorazione non è vincolata dalle condizioni climatiche.
Spesso quando si parla di questi prodotti si genera molta confusione, e questa nasce anche dal fatto che in Veneto lo stoccafisso, quindi il merluzzo essiccato, viene chiamato baccalà. Quindi in soldoni due dei piatti più famosi della cucina tradizionale, baccalà mantecato e baccalà alla vicentina, sono generati da un equivoco, e hanno come ingrediente principale lo stoccafisso.
Stoccafisso e baccalà sono prodotti molto presenti nella cucina regionale italiana, pur non avendo origine nel nostro Paese. Che si parli di baccalà o stoccafisso, è sempre il merluzzo il protagonista, e, in particolare il merluzzo artico pescato nella Norvegia settentrionale, vicino alle isole Lofoten.
Spesso quando si parla di questi prodotti si genera molta confusione, e questa nasce anche dal fatto che in Veneto lo stoccafisso, quindi il merluzzo essiccato, viene chiamato baccalà. Quindi in soldoni due dei piatti più famosi della cucina tradizionale, baccalà mantecato e baccalà alla vicentina, sono generati da un equivoco, e hanno come ingrediente principale lo stoccafisso.
La differenza tra stoccafisso e baccalà
La favola del merluzzo, e in particolare della specie gadus morhua, inizia dalla pesca, che viene fatta sia a rete che ad ami, con una sola premessa importante: il pescato viene immediatamente trasformato a bordo delle imbarcazioni, seguendo tre fasi. Il dissanguamento è la prima, poi va rimosso il budello facendo una lunga incisione lungo il ventre del pesce. La fase finale è quella della pulizia con acqua corrente.Da questo momento viene deciso il suo destino: sarà baccalà o stoccafisso? La trasformazione miracolosa del merluzzo non avviene con una fatina buona e relativa bacchetta magica, ma con aria e sale, a seconda che lo si voglia tramutare in baccalà o stoccafisso.
Per diventare stoccafisso non dovrà salire su una zucca trainata da topolini, né rientrare entro mezzanotte. Ma verrà appeso alle rastrelliere per cominciare il processo di essicazione, che dura circa 3 mesi. Durante questo periodo in balia di sole, vento e intemperie, il pesce viene costantemente controllato per verificare che ci sia sufficiente circolazione di aria e per evitare che si formino macchie, muffa o rimangano residui di sangue. Perché l’essiccazione avvenga nel migliore dei modi, il merluzzo deve essere appeso in modo che la parte tagliata del ventre rimanga al riparo dalla pioggia, e la posizione ideale è verso nord, visto che alle Lofoten vento e acqua di solito arrivano da sud. Per evitare contaminazioni batteriche, gli stoccafissi non dovranno toccarsi tra loro né venire a contatto con i pali di legno delle rastrelliere. Il periodo di produzione dello stoccafisso norvegese va da febbraio a maggio, quando c’è abbondanza di merluzzo di qualità e le condizioni atmosferiche ideali che favoriscono la produzione. La temperatura deve essere rigida per evitare la proliferazione batterica, ma non troppo per evitare che l’acqua contenuta nelle carni del pesce ghiacci. Questo metodo di conservazione aiuta a mantenere inalterate le proprietà organolettiche e i principi nutritivi. Non tutti i merluzzi che diventano stoccafisso sono destinati all’eccellenza: ci sono ben trenta diverse categorie in cui viene suddiviso in base alla qualità e alle dimensioni. Questo compito di grande responsabilità è affidato al vraken, il selezionatore d’eccellenza che dall’alto del suo banco di lavoro graduato decide chi entra nell’elite. Li misura, li annusa, li osserva attentamente alla cerca di difetti, li pesa e li cataloga. Senza pietà.
Nel caso il desiderio del merluzzo fosse quello di diventare baccalà da grande, si procede con un processo di salatura che dura circa tre settimane. Non differisce soltanto il metodo di produzione, ma anche il periodo, che in questo caso non ha una precisa stagionalità, viene prodotto tutto l’anno dato che la sua lavorazione non è vincolata dalle condizioni climatiche.