L'albero della tradizione
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Che Natale sarebbe senza l’albero, simbolo tra i più cari ai bimbi e agli adulti? E quanto volte abbiamo immaginato di chiedere alle nostre nonne se e come lo addobbavano ai loro tempi? La storia dell’Albero di Natale è lunga e intrisa di molte leggende, spesso davvero affascinanti, magiche e ricche di evocazioni immaginarie
La leggenda che più ci piace ricordare per l’atmosfera di favola dal calore e intreccio tra uomo e natura, narra la storia di un remoto villaggio di aperta campagna, dove la Vigilia di Natale un piccolo bimbo si recò nel bosco alla ricerca di un ceppo di quercia da bruciare nel camino, come voleva la tradizione della Notte Santa. Ma attardandosi più del previsto e, sopraggiunta l'oscurità, non seppe più ritrovare la strada per tornare a casa. Per giunta incominciò a cadere una fitta nevicata. Il bimbo si sentì assalire dall'angoscia e pensò a come, nei mesi precedenti, aveva atteso quel Natale, che forse non avrebbe potuto festeggiare. Nel bosco, ormai spoglio di foglie, vide un albero ancora verdeggiante e sotto di esso si riparò dalla neve. Era un Abete. Sopraggiunta una grande stanchezza, il piccolo si addormentò raggomitolandosi ai piedi del tronco e l'albero, intenerito, abbassò i suoi rami fino a far loro toccare il suolo in modo da formare come una capanna per proteggerlo dalla neve e dal freddo. La mattina appena sveglio e con gli occhi ancora socchiusi, non capendo bene quello che stava succedendo, il bimbo sentì in lontananza le voci degli abitanti del villaggio che si erano messi alla sua ricerca. Uscito dal suo ricovero, poté con grande gioia riabbracciare i suoi compaesani. Solo allora tutti si accorsero del meraviglioso spettacolo che si presentava davanti ai loro occhi: la neve caduta nella notte, posandosi sui rami frondosi che la piana aveva piegato fino a terra, aveva formato dei festoni, delle decorazioni e dei cristalli che, alla luce del sole che stava sorgendo, sembravano luci sfavillanti di uno splendore incomparabile. In ricordo di quel fatto, gli abitanti del paese adottarono l'abete come simbolo del Natale e da allora in tutte le case venne addobbato ed illuminato, quasi per riprodurre lo spettacolo che videro in quel lontano giorno. Molte sono le storie che come questa narrano della tradizione, ma in realtà già nel Medioevo i Celti consideravano l’abete (“Dannenbaumen”, “il verde amico dell’uomo”), albero tipicamente nordico, una divinità. Con l’avvento del cristianesimo, divenne uso comune addobbare l’abete con cibo, per lo più frutta, e piccoli doni per i bambini. Questa usanza nacque in Germania e si estese all’Italia dopo che un certo Frate Bonifacio, di ritorno da un viaggio in quella terra, raccontò al Papa di quest’usanza. L'usanza era ancora relegata ai luoghi sacri, luoghi in cui i fedeli meno abbienti, durante il periodo natalizio, avevano la possibilità di ricevere doni e soprattutto cibo. Le chiese cominciarono quindi a riempirsi di abeti carichi di doni e cibo per i poveri. L’usanza dell’allestimento dell’albero natalizio nelle case private iniziò invece alla fine del XVIII secolo in Germania, poi in Francia, in Inghilterra e in Italia a metà del 1800. La tradizione contadina usava porre l’abete tagliato nell’area cortilizia o in casa. Il tronco era sorretto da rami, ricoperto di muschio fresco e profumati fuscelli di ginepro. Frutta secca, dolci fatti in casa e mandarini venivano riposti in scatole che confezionate rappresentavano l’unico e ambito dono per i piccoli di casa.
Decorazioni d’un tempo
I tempi sembrano aver portato a un esasperato concetto consumistico anche gli addobbi natalizi. Ricordiamo alcuni angoli in cui si mantiene il piacere della tradizione e della semplicità.
In Alto Adige è ancora forte il desiderio di voler addobbare l’albero con quanto ci viene offerto in natura e prodotto direttamente in casa, come i dolcetti natalizi di tradizione nordica e tedesca. Ogni donna inizia con la prima domenica di Avvento a confezionare i biscotti, i «Lebkuchen». Visti gli ingredienti particolari utilizzati, vengono preparati con molta passione necessariamente all’inizio di dicembre, e sono duri appena sfornati, ma con il tempo e riposti in scatole di metallo insieme ad una mela, si ammorbidiscono ed iniziano a rilasciare il loro tipico profumo speziato. Ma si preparano anche biscotti alla cannella e chiodi di garofano, al miele e alle noci, al cocco grattugiato e mirtilli rossi cotti sopra ostie di farina di riso, biscotti alla vaniglia, con le nocciole ed il cioccolato. E le forme sono quelle più strane e varie, biscotti a forma di angeli, di cuori, di pupazzo di neve, di stelle comete, di bambini, di animali, di ciambelline, semplici o ricoperti di ricchi ornamenti. Bellissimi, buoni ed appetitosi oltre che ornamentali, spesso sono ricoperti con glasse multicolore per contornare le figure. Con i confetti colorati si riempiono i vestitini come fossero dei gioielli preziosi, con i pinoli e le mandorle pelate si ornano i bordi e si disegnano dei pizzi sugli abiti delle bambine. I confettini argentati si ingegnano per riempire le stelle comete e gli angeli, le nocciole per decorare i biscotti a forma di alberi, e la fantasia non pone limiti.
Nel sud dell’Italia, dove il clima rimane comunque più mite e la cultura della frutta assume un significato tutto particolare, è un piacere poter scoprire che ancora in molte famiglie legate al vecchio matriarcato delle donne d’un tempo, si mantiene la splendida tradizione di vedere gli alberi addobbati con variopinti e colorati agrumi. Arance, mandarini, limoni, danno quel tocco di naturale piacere alla vista e rilasciano nell’aria una delicata fragranza naturale. Agli agrumi freschi vengono spesso aggiunte anche le mele e la frutta secca, le noci, i pistacchi, che tenuti insieme da spaghi e nastri colorati rendono l’atmosfera più calda, accogliente, e se vogliamo, povera ma finemente ricercata.
Purtroppo tutto questo piano piano va finendo. Le nuove generazioni non vogliono più perdere tempo, i biscotti si vanno a comperare dal pasticcere, sono poche le donne che preparano i prelibati biscotti in casa, le meline rosse e gialle e gli agrumi vengono sostituiti da palle di plastica e l’albero è meglio se finto così non perde gli aghi all’Epifania e non ha bisogno di acqua, alle candeline si preferiscono fili con lampadine
colorate con luce intermittente. Ma ci piace rammentare con un pizzico di nostalgia la tradizione, perché richiama quello che era il vero spirito del Natale e della preparazione degli addobbi, la voglia ed il desiderio di ritrovarsi insieme per condividere momenti di piacere e di compagnia con le persone più vicine e care, quel passarsi gli strumenti in cucina di mano in mano, quell’alternarsi tra grembiuli sporchi di farina, bucce e torsoli di mele, mattarelli, forni accesi e profumi che riempiono non solo cucine, ma soprattutto gli animi di chi ci sta dentro.
Come addobbare l’albero
Alcuni suggerimenti sui prodotti da utilizzare ci arrivano direttamente dalla quotidianità. I biscotti, anche fatti in casa dalla mamma con le forme più svariate, possono essere avvolti nella carta stagnola o ricoperti con deliziose glasse colorate. Come frutta secca si utilizzano le noci e le nocciole, tenute insieme attraverso uno spago a formare un grappolo simile all’uva, o avvolte nella carta crespa per dare un tocco di armonia e gioiosità stuzzicando la curiosità dei bambini nella ricerca del contenuto nascosto. Se si volessero provare delle arance o dei mandarini per dare un aspetto agrumato, piacevole non solo alla vista ma anche all’olfatto, basta tagliare delle rondelle, lasciarle essiccare per qualche giorno, e nel momento in cui saranno ben asciutte, attraverso un buco in cima alla fetta farci passare un nastro colorato ed appenderle con un bel fiocco. Come tocco finale per dar luce e vita alla composizione, si consigliano delle candeline di tutti i colori e di varie forme che si trovano normante nelle cartolerie. Le quantità dovranno essere scelte in base alla grandezza dell’albero, e con una spesa contenuta che può non superare i 15/20 Euro si ottiene un effetto vintage che ci riporta ai tempi delle nostre nonne.
L’albero magico
Non cercarlo nel libro
di scienze naturale.
L’albero di Natale
è l’albero della magia.
Vi crescono in compagnia
arance, mandarini,
caramelle, cioccolatini,
torroni, lumini….
Ma i frutti più buoni
sono i frutti a sorpresa
che maturano a mezzanotte,
nei loro pacchetti
mentre tu aspetti
fingendo di dormire;
che ti vengono a chiamare
per farteli scoprire.
(G.Rodari)
di Enzo Di Monte
La leggenda che più ci piace ricordare per l’atmosfera di favola dal calore e intreccio tra uomo e natura, narra la storia di un remoto villaggio di aperta campagna, dove la Vigilia di Natale un piccolo bimbo si recò nel bosco alla ricerca di un ceppo di quercia da bruciare nel camino, come voleva la tradizione della Notte Santa. Ma attardandosi più del previsto e, sopraggiunta l'oscurità, non seppe più ritrovare la strada per tornare a casa. Per giunta incominciò a cadere una fitta nevicata. Il bimbo si sentì assalire dall'angoscia e pensò a come, nei mesi precedenti, aveva atteso quel Natale, che forse non avrebbe potuto festeggiare. Nel bosco, ormai spoglio di foglie, vide un albero ancora verdeggiante e sotto di esso si riparò dalla neve. Era un Abete. Sopraggiunta una grande stanchezza, il piccolo si addormentò raggomitolandosi ai piedi del tronco e l'albero, intenerito, abbassò i suoi rami fino a far loro toccare il suolo in modo da formare come una capanna per proteggerlo dalla neve e dal freddo. La mattina appena sveglio e con gli occhi ancora socchiusi, non capendo bene quello che stava succedendo, il bimbo sentì in lontananza le voci degli abitanti del villaggio che si erano messi alla sua ricerca. Uscito dal suo ricovero, poté con grande gioia riabbracciare i suoi compaesani. Solo allora tutti si accorsero del meraviglioso spettacolo che si presentava davanti ai loro occhi: la neve caduta nella notte, posandosi sui rami frondosi che la piana aveva piegato fino a terra, aveva formato dei festoni, delle decorazioni e dei cristalli che, alla luce del sole che stava sorgendo, sembravano luci sfavillanti di uno splendore incomparabile. In ricordo di quel fatto, gli abitanti del paese adottarono l'abete come simbolo del Natale e da allora in tutte le case venne addobbato ed illuminato, quasi per riprodurre lo spettacolo che videro in quel lontano giorno. Molte sono le storie che come questa narrano della tradizione, ma in realtà già nel Medioevo i Celti consideravano l’abete (“Dannenbaumen”, “il verde amico dell’uomo”), albero tipicamente nordico, una divinità. Con l’avvento del cristianesimo, divenne uso comune addobbare l’abete con cibo, per lo più frutta, e piccoli doni per i bambini. Questa usanza nacque in Germania e si estese all’Italia dopo che un certo Frate Bonifacio, di ritorno da un viaggio in quella terra, raccontò al Papa di quest’usanza. L'usanza era ancora relegata ai luoghi sacri, luoghi in cui i fedeli meno abbienti, durante il periodo natalizio, avevano la possibilità di ricevere doni e soprattutto cibo. Le chiese cominciarono quindi a riempirsi di abeti carichi di doni e cibo per i poveri. L’usanza dell’allestimento dell’albero natalizio nelle case private iniziò invece alla fine del XVIII secolo in Germania, poi in Francia, in Inghilterra e in Italia a metà del 1800. La tradizione contadina usava porre l’abete tagliato nell’area cortilizia o in casa. Il tronco era sorretto da rami, ricoperto di muschio fresco e profumati fuscelli di ginepro. Frutta secca, dolci fatti in casa e mandarini venivano riposti in scatole che confezionate rappresentavano l’unico e ambito dono per i piccoli di casa.
Decorazioni d’un tempo
I tempi sembrano aver portato a un esasperato concetto consumistico anche gli addobbi natalizi. Ricordiamo alcuni angoli in cui si mantiene il piacere della tradizione e della semplicità.
In Alto Adige è ancora forte il desiderio di voler addobbare l’albero con quanto ci viene offerto in natura e prodotto direttamente in casa, come i dolcetti natalizi di tradizione nordica e tedesca. Ogni donna inizia con la prima domenica di Avvento a confezionare i biscotti, i «Lebkuchen». Visti gli ingredienti particolari utilizzati, vengono preparati con molta passione necessariamente all’inizio di dicembre, e sono duri appena sfornati, ma con il tempo e riposti in scatole di metallo insieme ad una mela, si ammorbidiscono ed iniziano a rilasciare il loro tipico profumo speziato. Ma si preparano anche biscotti alla cannella e chiodi di garofano, al miele e alle noci, al cocco grattugiato e mirtilli rossi cotti sopra ostie di farina di riso, biscotti alla vaniglia, con le nocciole ed il cioccolato. E le forme sono quelle più strane e varie, biscotti a forma di angeli, di cuori, di pupazzo di neve, di stelle comete, di bambini, di animali, di ciambelline, semplici o ricoperti di ricchi ornamenti. Bellissimi, buoni ed appetitosi oltre che ornamentali, spesso sono ricoperti con glasse multicolore per contornare le figure. Con i confetti colorati si riempiono i vestitini come fossero dei gioielli preziosi, con i pinoli e le mandorle pelate si ornano i bordi e si disegnano dei pizzi sugli abiti delle bambine. I confettini argentati si ingegnano per riempire le stelle comete e gli angeli, le nocciole per decorare i biscotti a forma di alberi, e la fantasia non pone limiti.
Nel sud dell’Italia, dove il clima rimane comunque più mite e la cultura della frutta assume un significato tutto particolare, è un piacere poter scoprire che ancora in molte famiglie legate al vecchio matriarcato delle donne d’un tempo, si mantiene la splendida tradizione di vedere gli alberi addobbati con variopinti e colorati agrumi. Arance, mandarini, limoni, danno quel tocco di naturale piacere alla vista e rilasciano nell’aria una delicata fragranza naturale. Agli agrumi freschi vengono spesso aggiunte anche le mele e la frutta secca, le noci, i pistacchi, che tenuti insieme da spaghi e nastri colorati rendono l’atmosfera più calda, accogliente, e se vogliamo, povera ma finemente ricercata.
Purtroppo tutto questo piano piano va finendo. Le nuove generazioni non vogliono più perdere tempo, i biscotti si vanno a comperare dal pasticcere, sono poche le donne che preparano i prelibati biscotti in casa, le meline rosse e gialle e gli agrumi vengono sostituiti da palle di plastica e l’albero è meglio se finto così non perde gli aghi all’Epifania e non ha bisogno di acqua, alle candeline si preferiscono fili con lampadine
colorate con luce intermittente. Ma ci piace rammentare con un pizzico di nostalgia la tradizione, perché richiama quello che era il vero spirito del Natale e della preparazione degli addobbi, la voglia ed il desiderio di ritrovarsi insieme per condividere momenti di piacere e di compagnia con le persone più vicine e care, quel passarsi gli strumenti in cucina di mano in mano, quell’alternarsi tra grembiuli sporchi di farina, bucce e torsoli di mele, mattarelli, forni accesi e profumi che riempiono non solo cucine, ma soprattutto gli animi di chi ci sta dentro.
Come addobbare l’albero
Alcuni suggerimenti sui prodotti da utilizzare ci arrivano direttamente dalla quotidianità. I biscotti, anche fatti in casa dalla mamma con le forme più svariate, possono essere avvolti nella carta stagnola o ricoperti con deliziose glasse colorate. Come frutta secca si utilizzano le noci e le nocciole, tenute insieme attraverso uno spago a formare un grappolo simile all’uva, o avvolte nella carta crespa per dare un tocco di armonia e gioiosità stuzzicando la curiosità dei bambini nella ricerca del contenuto nascosto. Se si volessero provare delle arance o dei mandarini per dare un aspetto agrumato, piacevole non solo alla vista ma anche all’olfatto, basta tagliare delle rondelle, lasciarle essiccare per qualche giorno, e nel momento in cui saranno ben asciutte, attraverso un buco in cima alla fetta farci passare un nastro colorato ed appenderle con un bel fiocco. Come tocco finale per dar luce e vita alla composizione, si consigliano delle candeline di tutti i colori e di varie forme che si trovano normante nelle cartolerie. Le quantità dovranno essere scelte in base alla grandezza dell’albero, e con una spesa contenuta che può non superare i 15/20 Euro si ottiene un effetto vintage che ci riporta ai tempi delle nostre nonne.
L’albero magico
Non cercarlo nel libro
di scienze naturale.
L’albero di Natale
è l’albero della magia.
Vi crescono in compagnia
arance, mandarini,
caramelle, cioccolatini,
torroni, lumini….
Ma i frutti più buoni
sono i frutti a sorpresa
che maturano a mezzanotte,
nei loro pacchetti
mentre tu aspetti
fingendo di dormire;
che ti vengono a chiamare
per farteli scoprire.
(G.Rodari)
di Enzo Di Monte